Il testo è di Gabriele Mandel (edizione d’arte a cura di Ketto Cattaneo)
L’Erbolario Bergomense è un codice cartaceo del 1441 scritto e illustrato da Antonio Guarnerio, come lui stesso ci informa nella carta 442: «Iste erbe pincte sunt per me magistrum Antonium Guarnerium filium olim Bonaventure de Padua et fuerunt pincte ad honorem et individue Sancte Trinitatis Patri set Filii et Spiritus Sanctis, in millesimo quatuorcentesimo quadagesimo primo, decimo otavo julii in civitate Feltrina». «Queste erbe furono dipinte da me, Maestro Antonio Guarnerio figlio del fu Bonaventura da Padova, e furono dipinte in onore dell’Una e Santa Trinità Padre Figlio e Spirito Santo, nel mille quattrocento quarantuno, il diciotto luglio, nella città di Feltre».
Si tratta di un erbario, ovvero un libro che raccoglie le descrizioni delle piante e delle loro caratteristiche botaniche e farmacologiche. Fin dall’antichità le piante sono state oggetto di studio e strumento di cura da parte di speziali e di medici, seppur in un intreccio non ben definibile di medicina e magia.
Si deve all’imperatore cinese Shen-Nung la prima “Materia medica”, in cui erano riportate 360 piante, divise in piante che conservano la salute, che aiutano la natura, che curano le malattie. Nel V-VI secolo a.C. Ippocrate regolamentò la materia, per raccogliere i semplici (le erbe medicinali) e per preparare e conservare i medicamenti. Fu Dioscoride Pedanio nel I secolo, a porre le basi della farmacologia europea. Egli, nel ‘De Materia Medica’, descrisse 5000 piante secondo le loro proprietà terapeutiche, indicandone altresì usi medicinali, metodi di preparazione e conservazione. Il suo testo avrà validità medica per tutto il Medioevo e fino al Rinascimento, ‘evolvendosi’, attraverso riedizioni successive fino ad assumere l’aspetto didascalico-figurativo tipico degli erbari.
L’erbario di Bergamo si accosta stilisticamente a questa tipologia di codice miniato, aprendosi, altresì, alla nascente medicina rinascimentale, nella crescente attenzione agli aspetti naturali delle piante e ai loro effetti curativi. Quest’apertura è riscontrabile anche nelle illustrazioni, attraverso una rappresentazione il più possibile realistica, di tipo prerinascimentale.
La cartella rinvenuta in biblioteca costituisce l’esemplare n° 416/3000. Non riporta la data di pubblicazione, né il numero delle pagine. La cartella si compone di un testo esplicativo (contenuto in un fascicolo con legatura a nastro) e di 24 tavole su fogli sciolti, in fac-simile a colori, le cui foto (nella sequenza in cui si trovano nella cartella, e con l’aggiunta della nomenclatura lungo il margine inferiore) accompagnano il presente scritto.