domenica 24 novembre 2024


26/02/2023 08:59:54 - Manduria - Cultura

Sciannibulu: albero e frutto del ‘Ginepro coccolone’ (così chiamato perché i suoi frutti vengono denominati anche ‘coccole’), pianta caratteristica delle dune del nostro litorale, con foglie aghiformi e falsi frutti detti ‘galbuli

« (…) šta faci arbi / cittu cittu / si menti l’abbutu la luna / e llu cori si scamisa / alla marina (…) sobbra lli munti / ticunu lu rusariu / li SCIANNIBBULI / nfilati a crona / e la cicala canta / l’Ai Maria / e si crapenta / Crištu no si spramenta / sobbra šta rena (…) ».

« (…) fa l’alba / in silenzio / si mette l’abito la luna / e il cuore si scamicia / alla marina (…) sopra i monti / recitano il rosario / i GINEPRI / infilati a corona / e la cicala canta / l’Ave Maria / e si crepa / Cristo non si spaventa / sopra questa rena (…)»   

Versi tratti da ‘M’è pparsu nnu suennu sbiju’ ( = ‘M’è sembrato un dormiveglia’) contenuta in “Štiddi” – poesie in dialetto mandurino, di Cosimo Greco.

‘SCIANNÌBBULU’

Albero e frutto del ‘Ginepro coccolone’ (così chiamato perché i suoi frutti vengono denominati anche ‘coccole’), pianta caratteristica delle dune del nostro litorale, con foglie aghiformi e falsi frutti detti ‘galbuli’, rotondi, pruinosi, con odore di resina.

In passato, i ‘sciannìbbuli’ venivano usati dai bambini a mo’ di biglie, per giocare in riva al mare.

Fonti orali (B.L. e D.V, 85 anni) attestano che da giovani è stato loro riferito un uso particolarissimo dei ‘galbuli’: la realizzazione, da parte dei frati francescani di Manduria, di coroncine di rosario utilizzando, per i grani, proprio i galbuli della pianta di ginepro. Essi venivano fatti essiccare, forati con la lèsina (nel dialetto locale ‘ssuja’) e infilati, alternandoli con molta perizia a dei piccoli nodi che li sostenevano, in un cordoncino terminante con una piccola croce in legno. Alla luce di ciò, appare suggestiva e poeticamente aderente, nei versi citati e anche nella realtà di un tempo antico, l’immagine «sobbra lli munti / ticunu lu rusariu / li sciannìbbuli / nfilati a crona».

A San Pietro in Bevagna, marina di Manduria, in via dei Susini, è presente un albero plurisecolare, tanto grande da essere chiamato dai contadini ’lu mbracchiu’, l’ombracolo, perché la sua chioma, in passato, serviva  da riparo per loro e per gli animali da soma.

Termine dimenticato, il cui uso e comprensione appaiono fortemente circoscritti in contesti popolari, ‘SCIANNÌBBULU’, dall’ambito botanico è passato a indicare figurativamente un individuo (un bambino o un giovane adulto) di piccola corporatura, ma perspicace, con abilità insospettabili per età, condizioni di vita e quant’altro: «štu sciannibbulu, quantu nn’ai!» ( = vedi un po’ questo pezzettino da quattro soldi di cosa è capace!).

Etimologia — Il nome scientifico del ‘Ginepro coccolone’ è ‘Juniperus oxycedrus’. Fra i nomi comuni con cui esso è conosciuto, ‘innibolo’ è quello che si avvicina maggiormente alla forma invalsa nel dialetto manduriano, come riportato nel ‘Catechismo agrario ad uso delle scuole elementari stabilite nelle comuni del Regno di Napoli’ del cav. Luigi Granata (1841). Con lo stesso nome dialettale ‘sciannìbbulu’, vengono indicati anche il ginepro comune (‘Juniperus communis’) e il ginepro fenicio (‘Juniperus pohenicea’).

Per approfondimenti, C. Greco, “ ‘Štiddi’ – poesie in dialetto mandurino”; D. Nardone, N. M. Ditonno, S. Lamusta, ‘Fave e favelle’; P. Brunetti, ‘Vocabolario essenziale, pratico e illustrato del dialetto manduriano’. Tutti i testi menzionati sono presenti in biblioteca.











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