domenica 24 novembre 2024


25/03/2023 08:51:59 - Manduria - Cultura

Sono stati donati alla biblioteca Marco Gatti dal compianto dott. Ferruccio Perretti

La ricorrenza odierna del Dantedì offre a tutti noi l’occasione per riaccostarci all’opera del Sommo Poeta, per rileggere pagine già tanto amate o per scoprire, nel ‘mare magnum’ delle edizioni dantesche, il testo particolare, prezioso o semplicemente curioso, di cui non eravamo a conoscenza. Così, capita che dagli scaffali della Gattiana ci venga incontro un’edizione in tre volumi elegantemente rilegati della Divina Commedia, stampata per iniziativa dell’Editoriale Del Drago, dono degli eredi del compianto dott. Ferruccio Perretti, con le illustrazioni di Sandro Botticelli. Ci è parso che meritasse parlarne, poiché Botticelli, notissimo a tutti come autore della “Primavera” e della “Nascita di Venere”, lo è senz’altro meno come illustratore del Poema dantesco.

E invece di Dante Botticelli fu ammiratore appassionato e come tale fu conosciuto dai suoi contemporanei, come riferisce Giorgio Vasari nelle pagine delle “Vite” a lui dedicate. Narra dunque il Vasari che il Nostro, nel 1481, “…per essere persona sofistica, comentò una parte di Dante, e figurò lo Inferno e lo mise in stampa, dietro al quale consumò di molto tempo, per il che non lavorando fu cagione di infiniti disordini alla vita sua”. Secondo alcuni, il Vasari con “figurò lo Inferno” si riferisce ad una rappresentazione pittorica di grandi dimensioni, forse parietale,ora perduta, da cui lo stesso Botticelli realizzò successivamente una miniaturizzazione, presente nell’incunabolo del 1481, e molti illustratori successivi trassero ispirazione. Sta di fatto che in quella data fu pubblicata in Firenze una “Divina Commedia” per i tipi di Niccolò di Lorenzo della Magna, con il commento di Cristoforo Landino, in cui i primi 19 Canti dell’Inferno sono illustrati con incisioni tratte da disegni di Botticelli.

Di ben maggior valore avrebbe dovuto essere un codice membranaceo, conosciuto come “Dante in cartapecora”, opera probabilmente ideata per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici e rimasta incompleta, forse in seguito alla cacciata di questa famiglia da Firenze. Se ne conservano 93 disegni , in gran parte a Berlino, mentre otto sono presso la Biblioteca Vaticana, a cui pervennero nel 1690, dopo essere appartenuti alla Regina Cristina di Svezia. Sono questi disegni a formare il corpus principale delle illustrazioni nella edizione Del Drago di cui stiamo parlando e che la rendono affascinante.

Nell’illustrare la Commedia, Botticelli lasciò alcune parti in sospeso, forse perché la fantasia lo portava verso altri episodi che più lo ispiravano o per la difficoltà oggettiva di esprimere col disegno la poesia di Dante. Certo dovette avvertirne tutta la difficoltà, se sentì il bisogno, nell’illustrazione del Canto XXVIII del Paradiso, di scrivere il suo nome sul cartello portato da un angelo: “Sandro di sua mano”.

In questi disegni, che avrebbero dovuto essere tutti colorati se l’opera fosse stata completata, è possibile ritrovare, a detta del critico Adolfo Venturi nella introduzione “Il Botticelli interprete di Dante”, tutta la “onnipotente facoltà espressiva della linea… [che] rende possibile al sottile spirito di Sandro tradurre nell’aspetto del Poeta, con minime varianti, talora, di atteggiamento, con impercettibili solchi del volto, con la disposizione modificata delle pieghe, i sentimenti espressi nei versi di Dante; ed anche raccogliere in una sola immagine più momenti del Poema”.

La scelta editoriale che ha portato i curatori ad impaginare l’opera così come l’abbiamo tra le mani è spiegata e motivata da Mauro Faustinelli nell’altro intervento introduttivo “Sui disegni perduti del Botticelli”. Dai disegni su pergamena a noi pervenuti mancano i primi canti dell’Inferno. Come ovviare a questa lacuna? Dei primi 19 Canti abbiamo le calcografie incise dall’orafo Baccio Baldini per l’edizione a stampa del 1481, ma queste, per troppe sproporzioni e aberrazioni, fanno pensare, come per tutti gli epigoni che a quell’opera si ispirarono e su cui modellarono le proprie illustrazioni, che si tratti di copie ‘da’ disegni e non ‘su’ disegni di Botticelli. La scelta è stata quella di ricorrere ad un artista contemporaneo, che ha voluto rimanere anonimo, quasi a volersi identificare con uno qualunque degli aiuti della bottega del grande Maestro. Di lui Vittorio Saltini, nel saggio “Sui disegni «ricostruiti» dall’Anonimo”, dice: “Dei disegni perduti di Botticelli egli, come un cinese paziente, cerca di imitare- emulare-reinventare non solo l’impianto iconografico… ma anche lo spirito (deducibile dai disegni rimasti) e il segno di estrema sottigliezza”.

Crediamo che il fascino del libro consista proprio nel confronto che è possibile creare tra i disegni originali del Botticelli, le incisioni coeve di Baccio Landini, quelle utilizzate nelle successive edizioni a stampa e, infine, le ricostruzioni operate dall’Anonimo. Un’opera immortale suscita ininterrottamente nei secoli le intuizioni geniali di altri artisti che ad essa si ispirano.

La ‘Divina Commedia’ istoriata da Sandro Botticelli, con un Proemio di Giovanni Boccaccio, nell’edizione stampata per iniziativa dell’Editoriale Del Drago, può essere visionata in biblioteca.

Archeoclub Manduria











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