Hanno appena inciso “Ultimamente”, la loro ultima raccolta
Incontriamo i SUD SOUND SYSTEM prima del loro concerto a Trezzo.
Ospitali, cordiali e simpatici rispondono senza peli sulla lingua alle nostre domande.
In uscita, l’ottavo studio album della band simbolo della fusione tra la tradizione salentina e quella reggae giamaicana.
I Sud Sound System si sono fatti portavoce della propria comunità, conquistando ormai da parecchi anni un pubblico sempre più vasto.
Oggi, danno alle stampe “ULTIMAMENTE”, nel momento in cui i Sud raccolgono i frutti di una semina fatta con passione e dedizione.
Nel 1991 sfondate nel panorama musicale con “Fuecu-t’a sciuta bona” e, in questi giorni è uscito “Ultimamente”. Quali le differenze quali le novità!
«Se dovessimo guardare gli anni che sono passati, di differenze ce ne sono tante, a partire dalla convinzione di portare avanti un discorso molto più professionale. Cambiano i suoni, il modo di rapportarsi e di interagire con il pubblico.
Ora siamo un gruppo conosciuto.
Se torniamo indietro all’uscita di “Fuecu”, tutti ci aspettavano con le stampe del nostro cd e fu una grande festa, quindi direi che anche la promozione sul nostro territorio, il Salento, ma anche nel resto d’Italia è accresciuta.
Potremmo addirittura dire che se prima il centro della black music era Londra, ora potrebbe essere l’Italia, in modo particolare il Salento, infatti molti artisti giamaicani vengono ad assaporare i suoni che noi da anni promuoviamo.
Sono cambiate anche le attitudini delle persone.
Ora, a differenza di tanti anni fa, la gente ha più possibilità di ascoltare i nostri lavori, soprattutto grazie ai nuovi media, ad internet in particolare.
Quindi sono cambiate tante cose ma quello che resterà invariato è senza dubbio il modo di raccontare le storie, di osservare una realtà e di trasformarla in reggae, una sorta di neorealismo.
Siamo come gli attori di strada: esprimiamo quello che guardiamo con i nostri occhi,trasformiamo in musica la rabbia ,l’amore, il dolore,e coloriamo questa realtà con i ritmi della musica reggae.
Ovviamente,a distanza di tanto tempo, ora siamo molto più professionali, perché dopo vent’anni “Ca te fissi cu sciuechi cu la palla”, riusciamo a palleggiare molto meglio».
Ma ci deve essere anche un buon tecnico che ti porti ai mMondiali quindi?
«I nostri tecnici sono i salentini e soprattutto il fatto che la gente ci ascolta non come gruppo ma come musica. Noi ci teniamo a sentirli vicini non solo come pubblico ma anche come amici. E comunque, la ricetta del nostro successo è dire la verità senza falsare le cose e mostrarsi per quello che si è. Se un cantante può vivere di musica o un giocatore può vivere del solo gioco del calcio,che ben venga!!!
Ovviamente, non è stato tutto rosa e fiori anche perché, soprattutto all’inizio, ci hanno dato pacche sulle spalle, giungevano complimenti, ma poi l’invidia di solito trionfava.
Ma il Salento e l’Italia sono anche questo.
Facendo un parallelo con Fabrizio Miccoli, visto che abbiamo parlato di calcio,è proprio la nostra spontaneità che ci ha ripagato,come è successo a lui, un grande giocatore con un grande carattere».
Ma quindi vi sentite dei pesci fuor d’acqua molto spesso?
«Fino a prima del 2000 eravamo additati da tante persone, soprattutto da alcuni “ceti sociali”.Venivamo descritti come quelli fissati con la marijuana, eppure nel nostro repertorio abbiamo soltanto due o tre canzoni che trattano la liberalizzazione dell’erba.
Magari a qualcuno stava scomoda la realtà che noi abbiamo raccontato e continuiamo a raccontare, o magari qualcuno subiva tutto quello che noi denunciavamo e non volevano ammetterlo e per questo avevano dei pregiudizi sui nostri testi e sulle nostre canzoni.
Oggi invece, grazie a Dio, è come se avessero aperto le loro coscienze ed è bello sentire che la nostra terra partecipi con noi ad una sorta di costruzione di un riscatto che parte, per quel che ci riguarda, dalla musica, ma che abbraccia tutto il panorama sociale.
Vorremmo inoltre sottolineare che noi non ci sentiamo delle star, ma sentiamo importante quello che facciamo,quello che promuoviamo.
Lo facciamo per il gusto di fare cose belle sia per la nostra terra che per gli altri».
Il vostro linguaggio è sempre riconoscibile e insostituibile, legato alla tradizione salentina con il quale oltre ad esaltare le bellezze della nostra terra ne denunciate la realtà sociale politica ed economica. I giovani escono da casa, citando una vostra canzone, “con la capu scijata perchè non c’è fatia”. Secondo voi c’e’ speranza che il nostro Salento torni ad essere una terra ricca e florida?
«È fondamentale prendere coscienza, non bisogna delegare tutto alla politica, ma molto deve partire da noi.
Oggi viene quasi ridicolizzato manifestare, ma le manifestazioni sono l’arma, la voce del popolo.
È per questo che la gente ha paura di interessarsi ad un problema pubblico.
Ma per esempio, se noi avessimo dovuto ascoltare la gente che ci diceva, quando avevamo 20 anni, che con il reggae non sarebbe cambiato niente per noi e per gli altri, non saremmo qui e non faremmo quello facciamo.
Eppure cantare e sfogarci era una manifestazione del disagio. Ci sentivamo liberi.
Come diceva Bob Marley “vedi la realtà com’è”, anche se sei un poveretto del ghetto.
La musica ci ha dato la possibilità di parlare dei problemi del nostro Salento.
È questa la forza dei SUD: cantare quello che sentiamo.
E se oggi c’è fermento nel Salento è perché quello che cantiamo è condiviso da tanta gente.
E ne siamo contenti.
Ci dicevano anche che cantare in dialetto non ci avrebbe portati al successo, non ci avrebbe portati da nessuna parte, ma noi ci abbiamo creduto.
Quindi credere sempre. L’unica cosa che non va bene è volere tutto e subito come ci insegna la nostra società.
Oggi tutti si indebitano, siamo schiavi del sistema bancario.
Non è una realtà vera è una realtà illusoria. Le banche sono come tipografie che sfornano soldi e noi paghiamo le spese di questa tipografia.
Quello che non abbiamo lo prendiamo da altri Paesi.
“Babylonia è distorta” diceva Bob Marley.
Stanno succedendo disastri, basti pensare alla Grecia, prima ancora all’Argentina.
Analizzando singolarmente le varie regioni italiane stanno andando tutte a rotoli perché hanno comprato dei derivati per sopravvivere, ovvero hanno comprato debiti.
Non c’è informazione e a noi, la musica ha dato la possibilità di denunciare le deviazioni del sistema.
Questo lavoro dovrebbe essere svolto dai giornalisti, dai politici, da chi è competente; noi dovremmo più cantare i sentimenti, però se ci sono problemi e sopratutto vengono nascosti ci siamo noi per cantarli.
La verità non è quella svelata dalla tv.
Basta andare indietro di mezzo secolo quando si denunciavano le stesse cose. Non abbiamo ancora fatto dei grossi passi avanti. Sono cambiate le dinamiche ma le distorsioni sono sempre le stesse.
Basti pensare a film di Lino Banfi: uomini che andavano dietro alle donnine nude. Ha predetto la società di oggi nei suoi film. Ed aveva ragione».
Un’ultima domanda per concludere: se dovreste fare un tributo, a chi lo fareste?
«Alla musica. Come Sud Sound System, dovremmo ringraziare tanti di quegli artisti che scegliendone uno faremmo un torto a tutti gli altri.
Un saluto agli utenti di My Salento.com : “Ardi core. Dunca sciate sciate sempre lu sule dellu Salentu ve purtate”».
Una chiacchierata molto piacevole e interessante.
Grazie ragazzi!!!
Primula Enna
MySalento.com