- domenica 02 febbraio 2025
L’intervento del Pd manduriano: «L’inserimento di professionisti occasionali, che non sarebbero integrati all’interno dell’equipe del personale ospedaliero e che non potrebbero assicurare alcuna continuità nella cura dei degenti, è veramente lo strumento con cui si pensa di sostenere la ripresa delle attività del Giannuzzi in epoca post Covid?
Riceviamo, e pubblichiamo, una nota del Pd di Manduria sulla situazione del Giannuzzi. Come si può capire, nonostante le rassicurazioni fornite nel corso del Consiglio monotematico di poche settimane fa, l’ospedale di Manduria continua a subire tagli. Ribadiamo il nostro quesito: a cosa sarà servita quella seduta del consesso elettivo?
«Quando a ottobre 2020 si è dovuto affrontare la prima vera ondata pandemica nel meridione, la ASL Taranto ha fatto ricorso all’ospedale Giannuzzi convertendolo in ospedale full COVID poichè, come ci è stato spiegato, la presenza della Rianimazione consentiva l’apertura di quei 65 posti letto di assistenza COVID assolutamente necessari per l’intera provincia. L’emergenza richiedeva uno sforzo e un sacrificio per il bene di tutti, e il territorio manduriano con le sue strutture sanitarie ha risposto all’appello con autentico spirito solidaristico e di servizio. Inoltre il Giannuzzi è stato anche l’ultimo ospedale della provincia a “chiudere” i reparti COVID, mentre gli altri nosocomi avevano già riguadagnato da tempo il loro originario assetto pre-covid.
Durante il Consiglio comunale monotematico del 21 ottobre scorso si sono ricevute assicurazioni (per altro non soddisfacenti) sulla intenzione della ASL TA di tenere in seria considerazione la qualità del presidio ospedaliero manduriano anche nella fase post Covid, in quanto strategico ai fini della gestione dei bisogni di salute della popolazione del tarantino orientale.
Eppure nei giorni scorsi si viene a conoscenza di una delibera con la quale l’ASL devolve a terzi un elevato numero di turni notturni per i reparti del P.S. e di Ortopedia e Traumatologia: la motivazione è che mancano unità di personale medico, quindi bisogna interpellare il libero mercato. Ci preoccupiamo, però, delle ricadute in termini di qualità dell’assistenza erogata: l’inserimento di professionisti occasionali, che non sarebbero integrati all’interno dell’equipe del personale ospedaliero e che non potrebbero assicurare alcuna continuità nella cura dei degenti, a cui non è certo se sia richiesto lo stesso requisito d’accesso dei medici della sanità pubblica (ossia la specializzazione), è veramente lo strumento con cui si pensa di sostenere la ripresa delle attività del Giannuzzi in epoca post Covid?
Temiamo invece che con questa iniziativa la qualità dell’assistenza nel nosocomio manduriano possa subire un pesante scadimento, determinando un pericolo per la salute dei cittadini ricoverati e un danno di immagine per la struttura e per tutto il territorio. Sappiamo per esperienza che più la qualità di un servizio sanitario si abbassa, meno i pochi medici disponibili desidereranno metterci la loro faccia e la loro professionalità, più i cittadini fuggiranno (se potranno) verso altri ospedali maggiormente valorizzati. Il cerchio si chiude: un ospedale desertificato sia di operatori che di utenti è il primo candidato alla definitiva chiusura.
Non può essere questo il destino del Giannuzzi! Il PD ribadisce, come già in Consiglio comunale, che la competenza e la resilienza maturata in epoca Covid dal nosocomio manduriano sia non un’onta da cui emendarsi ma il patrimonio aggiuntivo per il suo rafforzamento. Il PD chiede che il Giannuzzi debba essere valorizzato con standard di qualità almeno pari a quelli degli altri nosocomi della provincia, dove pure gli organici di personale sanitario non sono completi, ma potrebbero essere ridistribuiti in maniera che le carenze e le eventuali misure straordinarie e transitorie di correzione non gravino tutte in un solo presidio.
Il Partito Democratico di Manduria