Un centinaio di profughi hanno dormito fuori. Situazione sempre più ingestibile
Due fughe in due giorni, sempre per dimostrare che il desiderio di libertà è troppo grande e non si può rinviare a lungo di esaudirlo. Alla tendopoli di Manduria si è ripetuta la stessa scena dell’altro ieri: una parte della recinzione che viene sfondata e a centinaia che fuggono invadendo l’area d’ingresso del campo e la strada provinciale che porta ad Oria.
L’altro ieri all’imbrunire erano stati in 900 a compiere il gesto, partendo dal Campo 2; ieri nel pomeriggio in 300 hanno buttato giù una parte della recinzione del Campo 1, danneggiando parzialmente anche quella dell’altro campo, e hanno fatto la stessa cosa. L’esito però è stato diverso. Mentre l’altro ieri erano poi rientrati quasi tutti nella tendopoli, ieri sera sono emerse le prime rigidità tra gli immigrati, frutto anche del fatto che una parte di loro è ospitata nel campo già da dieci giorni.
Gruppi di tunisini sono tornati sui loro passi, ma circa 200 connazionali sono rimasti fuori. Il questore di Taranto, Enzo Mangini, ha cercato di intavolare una trattativa con gli immigrati, chiedendo che tornassero al campo e di nominare una mini-delegazione con la quale discutere dei problemi della tendopoli, in attesa che a giorni possa arrivare un provvedimento che li tolga dalla clandestinità.
Trattativa fallita, e a questo punto un centinaio di immigrati, dopo una riunione, ha preso posizione nel terreno di fronte all’ingresso dell’area della tendopoli. Tutti seduti facendo sentire la loro voce al grido di 'asilò, riferendosi alla richiesta di ottenere asilo politico, e 'liberta”, con l'intenzione di trascorrere la notte all’aperto, tanto che alcuni hanno prelevato i pochi indumenti personali e le coperte dal campo trasferendosi nella campagna. E sono spuntate bandiere bianche proprio con la scritta 'asilò. Protesta assolutamente pacifica sotto gli occhi delle forze dell’ordine, che nel frattempo continuano ad essere di dimensioni sempre maggiori quanto ad organico. L’area che circonda la tendopoli è praticamente blindata, e oggi è giunto un altro centinaio di unità di rinforzo.
Per i giornalisti è stato possibile avvicinarsi solo parzialmente alla recinzione del campo, accompagnati da un funzionario del dipartimento di pubblica sicurezza. Di provvisorio la tendopoli non ha praticamente nulla. I lavori continuano in maniera febbrile, si scava per gli allacciamenti idrici e si completa un imponente impianto di illuminazione, mentre la recinzione di tre metri e mezzo di altezza dovrebbe comprendere l’intero perimetro della tendopoli. Voci non ufficiali parlano di un contratto stipulato per il servizio di pulizia per una durata di sei mesi. Insomma, più che una tendopoli per ospitare i migranti tunisini (oggi in 1.300), che potrebbero ottenere in prospettiva un permesso per lasciare il Paese, sembra una struttura in realizzazione per un’altra emergenza umanitaria. E il pensiero va subito a quanto sta accadendo al di là del Mediterraneo, in Libia.