L’aspetto estremamente interessante di questo progetto è proprio la previsione del recupero delle acque reflue dei cinque depuratori di Lizzano, Torricella, Maruggio, Avetrana e Manduria, che eviterebbe appunto gli scarichi in mare
L’alternativa al recapito in mare delle acque depurate potrebbe venire da uno schema idrico (idropotabile ed irriguo) progettato dall’ing. Angelo Cimini e che prevede l’utilizzo delle acque sorgive debolmente salmastre e il recupero delle acque reflue dei depuratori di Lizzano, Maruggio, Torricella, Manduria ed Avetrana del versante orientale.
L’aspetto estremamente interessante di questo progetto è proprio la previsione del recupero delle acque reflue dei cinque depuratori di Lizzano, Torricella, Maruggio, Avetrana e Manduria, che eviterebbe appunto gli scarichi in mare
Le acque sorgive recuperate, ad esempio, dalle foci del Tara e dall’invaso di Faggiano sarebbero miscelate con le acque reflue affinate dei cinque depuratori di Lizzano, Torricella, Maruggio, Manduria ed Avetrana
Due condotte parallele, una idropotabile e una ad uso irriguo, sarebbero ubicate al di sotto del tracciato della costruenda strada Talsano-Avetrana, in massima parte coincidente con strade provinciali esistenti.
«Le acque affinate, miscelate con l’acqua debolmente salmastra proveniente dalla sorgente del Fiumetto, per un volume invasabile pari a circa trenta milioni di metri cubi, confluirebbero in nuove cave di Avetrana, la cui superficie è di circa 65 ettari» spiega l’ing. Cimini nel progetto. «La potenzialità d’invaso delle cave di Avetrana (quelle non comprese nella rigida vincolistica del nuovo PPTR) raggiungerebbe i venti milioni di metri cubi».
Il 29 gennaio scorso si è svolta una riunione presso il municipio di Avetrana, alla quale sono intervenuti il sindaco e la dirigenza del Consorzio di Bonifica dell’Arneo, per verificare preliminarmente la praticabilità tecnica ed urbanistica della soluzione prevista, in area esente da vincoli ambientali e paesaggistici.
«La maggiore convenienza con l’utilizzo delle cave consiste nel fatto che i cinque depuratori non scaricherebbero in mare oppure in trincee drenanti» prosegue Cimini. «Naturalmente, la eliminazione degli scarichi a mare comporterà che una sezione delle cave di Avetrana sarà, in caso di necessità, predisposta a ricevere acque non affinate da miscelare per brevi periodi».
Questo progetto schematico è stato esposto ai dirigenti regionali, i quali, pur manifestando piena adesione “tecnica” alla proposta, hanno anche rilevato le complessità procedurali ed amministrative a livello regionale per la modifica del vigente Piano Regionale di Tutela delle Acque che prevede, per Manduria lo scarico a mare, come per gli altri depuratori, alcuni con scarichi su canali che, a loro volta, sversano direttamente a mare, compromettendo la balneazione della costa.