«Non è in discussione la sorte del sindaco, della giunta o di singoli consiglieri: a tutti noi è richiesto un gesto di serietà politica, che vanga a ridare speranza alla città, a fermare l’avanzata del qualunquismo e populismo dilaganti a livello nazionale, anche se questo ci dovesse costringere a sperimentare formule innovative. Solo con questa prospettiva sono pronto a scelte nuove, non prima però che dai consiglieri giunga un chiaro segnale di condivisione e di coesione»
Il sindaco Roberto Massafra rompe il silenzio. Lo fa attraverso un documento di due cartelle e mezza inviato ai consiglieri comunali e alla stampa, nel quale prima analizza la situazione politica della città, commenta gli ultimi sviluppi, prende le distanze dalle tante critiche che stanno piovendo sull’Amministrazione e, poi, davanti allo spettro di un altro lunghissimo commissariamento, ipotizza un rimpasto alla cui base potrebbero esserci “scelte nuove”. In altre parole, crediamo che il primo cittadino, davanti alla prospettiva di non avere i numeri sufficienti per approvare (lunedì 12 maggio) il consuntivo dell’esercizio finanziario del 2013, lascia profilare una possibile apertura anche alle forze di minoranza. E ciò anche per smarcarsi di “minacce” cui egli stesso fa riferimento.
«Nella prossima seduta del Consiglio Comunale dovrà essere discusso il Bilancio Consuntivo» ricorda Massafra. «Se questo non dovesse essere approvato, o se anche lo fosse ma a prezzo di accordi privi di garanzia di tenuta quali quelli cui alcuni vorrebbero indurmi sotto minaccia di far mancare i numeri, non avrebbe senso discutere di programmi e di organigrammi. Ognuno di noi, quindi, è chiamato a decidere da che parte stare. I consiglieri di maggioranza devono chiarire se intendono restare nella maggioranza per merito della quale sono stati eletti o, votando contro, in qualche caso per l’ennesima volta “contro”, collocarsene definitivamente al di fuori. Quelli di minoranza, se rimanere o meno arroccati in un ruolo di opposizione preconcetta, che non si addice alla grande tradizione democratica dei partiti che rappresentano, oppure provare a vedere le carte che abbiamo da giocare e, con noi, cercare di vincere la partita.
Dopo, con chi si sarà dimostrato capace di garantire alla città la indispensabile stabilità politica, si potrà discutere delle modalità e degli eventuali cambiamenti necessari a migliorare l’azione amministrativa».
In altre parole, insomma, il sindaco chiede prima un voto favorevole al Consuntivo e, solo dopo, l’apertura di un dialogo per avviare un rimpasto. Condizione, questa, che difficilmente potrà essere accettata dalla minoranza, che non può votare a scatola chiusa un provvedimento sostanzialmente politico, per poi avviare la discussione su programma e organigramma solo in secondo momento. Sempre che un’intesa (come qualcuno sussurra…), non sia stata già decisa in camera caritatis e il passaggio in Consiglio Comunale sia una semplice formalità.
Di certo, se qualche consigliere della minoranza accetterà di sostenere l’Amministrazione, è quasi certa la fuoriuscita di consiglieri di maggioranza verso l’opposizione.