giovedì 28 novembre 2024


17/05/2014 04:08:54 - Manduria - Attualità

Secondo Bruno Giudice si creano delle discriminazioni

«Nella premessa della delibera di giunta del 20 febbraio scorso, avente per oggetto gli interventi in favore di soggetti in condizione di temporaneo disagio, è riportato che “le persone svantaggiate devono costituire una priorità sulla quale occorre investire risorse al fine di contrastare il forte rischio di emarginazione”. In definitiva, però, si crea di fatto una emarginazione poiché si prendono in considerazione unicamente due cooperative sociali tra le tante che sono presenti sul territorio, escludendo associazioni e posizioni singole».
Un disoccupato di Manduria, Bruno Giudice, scrive al sindaco e alla sua giunta per esprimere delle perplessità sul provvedimento adottato dall’Amministrazione Comunale per venire incontro alle esigenze di tante famiglie che vivono un momento di grave disagio economico.
«Si è stabilito di usufruire delle cooperative sociali iscritte all’albo regionale. Ma la legge non configura quale indefettibile questa condizione e la sua introduzione nell’atto deliberativo si pone quale causa di sicura discriminazione tra chi è parte di tali cooperative e chi, invece, pur versando in condizioni di estremo bisogno, non è iscritto ad esse» è la tesi di Bruno Giudice. «E’ superfluo sottolineare che dietro la facciata meramente formale di socio di una cooperativa sociale può occultarsi un soggetto che non si trovi nelle effettive condizioni di indigenza e, del resto, l’assetto prescelto dall’Amministrazione non prevede alcun genere di controllo delle singole situazioni. Né è previsto un ruolo di garanzia attribuito ai legali rappresentanti dei sodalizi in questione in ordine alla ricorrenze dei requisiti che l’Amministrazione ha dimostrato di voler privilegiare. Sicchè davvero enorme è il potere discrezionale che di fatto viene loro attribuito. Invece è noto che il potere discrezionale spetta esclusivamente alla pubblica amministrazione, che, di esso (prerogativa non derogabile), si serve per meglio realizzare l’interesse collettivo. Quali garanzie, dunque, ha la giunta comunale affinchè siano avviate ad attività lavorative persone realmente bisognose? Quali rimedi ha la stessa giunta per arginare eventuali abusi? La risposta non può che essere negativa».
Secondo il signor Giudice, si sarebbe potuta costituire una «commissione che valutasse caso per caso le singole domande dei cittadini interessati, assegnando un punteggio in base a criteri prestabiliti, tra i quali il periodo di disoccupazione, la composizione del nucleo familiare, la condizione abitativa, la presenza nel nucleo familiare di persone diversamente abili e così via. Certamente il criterio di scelta sarebbe stato più oggettivo e rassicurante».
Il mittente chiede, quindi, all’Amministrazione di annullare in autotutela l’atto deliberativo.
«Si presta il fianco a sicure censure da parte degli organi della giustizia amministrativa» sostiene ancora Bruno Giudice. «La revoca servirebbe anche a placare le giuste turbolenze di cittadini che avvertono di essere stati discriminati in base ad un requisito formale (l’iscrizione ad una cooperativa), e non sostanziale, quale l’affettivo stato di bisogno».










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