Si basa sul riconoscimento come area marina del tratto di litorale interessato
Avviare l’iter per ottenere il riconoscimento come area marina protetta nel tratto di litorale meno cementificato, quello ovvero più vicino alla Riserva Naturale già esistente e interessato dal passaggio delle condotte sottomarine per lo scarico nel mare dei reflui del depuratore consortile.
Il circolo Legambiente di Manduria (rappresentato dal nuovo presidente Beppe De Sario e da Fulvio Perrone) ha illustrato una nuova proposta tesa a preservare la cristallinità delle acque dello Jonio e, nello stesso tempo, a ostacolare l’iter della realizzazione della contestatissima soluzione progettuale individuata come recapito finale del depuratore consortile di Manduria e Sava. A formalizzarla, davanti ad una folta platea in cui spiccavano diversi rappresentanti dei vari comitati che lottano contro questa ipotesi progettuale, è stato un ambientalista neretino, Sergio Fai, attivista della Riserva Marina di Porto Cesareo e Nardò. A lui è stato affidato il compito di rimarcare i vantaggio dell’auspicato riconoscimento come area marina protetta di questa zona, in gran parte anche “selvaggia”, del litorale manduriano: da contrada Specchiarica sino alla foce del fiume Chidro.
«La serata è stata davvero soddisfacente» dichiara il presidente del circolo Legambiente di Manduria, Beppe De Sario. « Gli argomenti interessantissimi. Quella dell’istituzione dell’area marina protetta è una novità che sinora non era stata tenuta nella giusta considerazione. Legambiente ha chiesto ai vari movimenti presenti di coordinarsi e di aderire al progetto proposto (erano presenti Verdi, Manduria Migliore, Giovani per Manduria, “Comitato No Scarico a Mare” e alcuni gruppi di Avetrana) e tutti insieme di sottoporre al sindaco Roberto Massafra la volontà di deliberare la richiesta di far diventare il nostro mare un’area marina protetta. Si otterrebbe una adeguata qualificazione del territorio a difesa dell’ambiente e dell’economia. Le mete dei turisti sono sempre più indirizzate verso le aree protette. Nel corso della nostra iniziativa, più volte è stata sottolineata l’assurdità di far confluire i reflui in mare e il danno che si farebbe sia alla terra (che non si potrebbe più contare su risorse indispensabili), sia al mare (nel quale finirebbero elementi dannosi)».