«L’Amministrazione-Massafra, nell’intervento di rimozione dei tubi del monumento di piazza Giovanni XXIII, si è … distinta per imperizia, frettolosità e sprechi»
A sostenerlo è l’arch. Caterina Arnò, ex consigliera comunale di Manduria, che attualmente ricopre la carica di funzionaria della Soprintendenza.
«Esprimo il mio dissenso (condiviso da tanti colleghi) verso la scelta operata dall’Amministrazione Massafra di abbattere i tubi in acciaio del monumento alle tre religioni monoteistiche, ritenendola avventata».
Arnò segnala alcune anomalie e criticità relative alla scelta di abbattere il monumento.
«Pare inaudita la celerità con la quale si è proceduto alla demolizione e senza creare un tavolo di tecnici per valutare tutte le possibili soluzioni per salvare l’opera» sostiene l’architetto. «Per correttezza e trasparenza nei riguardi di noi cittadini, si sarebbe dovuto convocare il progettista di tale opera e valutare se ci fossero responsabilità precise: da parte degli stessi progettisti, della ditta esecutrice, della ditta fornitrice e principalmente del o dei collaudatori. Il tecnico incaricato alla verifica si sarebbe dovuto limitare a constatare lo stato dei fatti e proporre soluzioni alternative da valutare nelle sedi opportune. L’inflessione naturale dei tubi può fare intuire problemi di staticità pur garantendo l’equilibrio statico (da decenni avremmo dovuto demolire la torre di Pisa?). Non si intuisce se la problematica relativa al pericolo di imminente crollo di tutti i tubi era da addebitare alla tenuta degli agganci alle strutture cementizie di sostegno o a cosa?
Non si sono valutati interventi di ripristino funzionale finalizzati a salvare l’opera, quali ad esempio il puntellamento centrale con gioco di luci appropriato e aggancio di tutta la struttura nel punto di incrocio, oppure perforazioni alla piastra di aggancio con infilaggio di ulteriori tirafondi di acciaio, ed ancora l’imbracatura dei collegamenti della parte vincolante (modestissimo costo), per formulare solo qualche esempio, poiché di soluzioni se ne potrebbero studiare altre;
Per non parlare infine della scelta di depositare abusivamente le strutture nel Parco Archeologico (la Soprintendenza archeologica era infatti all’oscuro di tutto!).
Probabilmente vi sarà stata la volontà premeditata di demolire o distruggere tutto quello che i predecessori hanno fatto (nel bene o nel male) e che l’intera vicenda pare una ulteriore buona occasione per sperperare i soldi di noi tutti…!».