Neppure una sala d’attesa: la gente costretta ad attendere il proprio turno, per ore, sotto il sole o sotto la pioggia
Un ufficio di un solo vano (meno di quattro metri quadrati), aperto un solo giorno alla settimana (per l’esattezza quattro ore), con un solo dipendente (la signora in servizio ieri è, per fortuna dell’utenza, gentile, competente e molto disponibile), per servire tutti i comuni del versante orientale della provincia di Taranto.
E’ la sede distaccata di Manduria dell’Agenzia delle Entrate, ubicata in un ambiente ricavato all’interno del Centro per l’Impiego (l’ex ufficio di collocamento), nella periferia della città. Un tempo aperta, in un’altra sede, due volte alla settimana. Poi c’è stata una prima riduzione ad un solo giorno della settimana. Da mesi, infine, l’apertura si limita a mezza giornata alla settimana: dalle 8,30 alle 12,30 del mercoledì.
I disagi per l’utenza, che spera di usufruire dell’ufficio dislocato senza recarsi nel capoluogo, sono tanti. Ad iniziare dallo strano modo di “registrare” l’ordine di arrivo dell’utenza: qualcuno (pare un commercialista o un sindacalista, non si è ben capito), elabora, al computer, un foglio, intestato “Agenzia delle Entrate”, che viene attaccato, con del nastro adesivo, al cancello di ingresso intorno alle 6 del mattino. Di solito costui e qualche altro ben informato appongono le firme d’arrivo prima delle 7 del mattino (salvo andare via e ritornare più tardi), per poi essere i primi ad accedere nell’ufficio, all’orario di apertura. Chi, dunque, arriva intorno alle 8,15, pensando di essere fra i primi, è già ventesimo o anche oltre.
Il secondo disagio è ancora più grave: la sede di Manduria non dispone di una sala d’aspetto. Per cui, sia che ci sia il solleone, sia che ci sia la pioggia battente, occorre attendere, per ore, all’esterno dell’ufficio, oppure ripararsi nell’attiguo Centro per l’Impiego.
Nei pressi della porta d’accesso sono sistemate due sedie: chi è in fila può utilizzarle, alternandosi.
Per attendere il proprio turno, dunque, occorre armarsi di grande pazienza. Nella mattina di ieri, ad esempio, alle 9,45 (ovvero un’ora e 15 minuti dopo l’apertura), solo tre utenti erano stati serviti; alle 11,30 si era a quota 7 utenti serviti. E non perché la signora distaccata dalla sede centrale di Taranto non sia veloce. Bensì perché i primi sono, di solito, quasi sempre commercialisti o sindacalisti e, quindi, per ognuno che entra la dipendente deve evadere diverse pratiche.
In tanti, quindi, rinunciano e vanno via. Altri attendono inutilmente sino all’orario di chiusura.
Eppure, un po’ di tempo fa era stata avviata una petizione per ottenere un secondo giorno di apertura. Furono raccolte, inutilmente, ben 1.300 firme. Ma nessuno ha mai dimostrato volontà di risolvere il problema e sensibilità verso le esigenze dell’utenza.