«La petizione aveva lo scopo di tenere viva l’attenzione sulla questione del depuratore, in un momento in cui la stessa sembrava calata»
Ha raccolto oltre 4.400 sottoscrizioni la petizione on line lanciata dall’operatore culturale mandurino Pietro Brunetti, indirizzata al governatore Vendola e contenente la richiesta di evitare lo scarico in mare dei reflui del depuratore consortile.
«La petizione aveva lo scopo di tenere viva l’attenzione sulla questione del depuratore, in un momento in cui la stessa sembrava calata» spiega Brunetti, a lungo dirigente scolastico nelle scuole di Manduria, ora in pensione. «Le oltre 4.400 persone, attraverso la sottoscrizione della petizione, rivolgono per l’ennesima volta al presidente Vendola l’invito a riflettere su un caso che finora non ha voluto neppure prendere in considerazione, impegnato com’era per la battaglia “No Tav” in Val di Susa, mentre qui si lottava e si lotta per affermare la volontà popolare contro una mega struttura che stravolge il territorio e offende la natura; al punto che la popolazione, che oggi ha preso coscienza del problema, si mostra molto irritata e determinata a non lasciar passare la realizzazione dell’opera così come è stata concepita».
Nel consuntivo della propria iniziativa, che Brunetti invia anche alla Procura della Repubblica («Per l’individuazione di eventuali illegalità, ovvero per la provocazione antipopolare che potrebbe determinare un clima antidemocratico»), si indicano delle alternative più sagge rispetto allo scarico nel mare dei reflui.
«Questi reflui, opportunamente trattati, potrebbero invece risolvere il problema dell’irrigazione delle campagne, con grande beneficio per l’agricoltura» sostiene Brunetti. «Il progetto del depuratore non prevede, infatti, questa soluzione, mentre assistiamo all’assurdo di avere sul territorio una rete di centinaia di chilometri costruita dall’Arneo vent’anni fa, proprio per l’irrigazione delle campagne, e nella quale non è mai fluita una sola goccia d’acqua.
Nell’economia progettuale non si fa cenno alcuno all’invaso Pappadai, sito a pochi chilometri da Sava, che potrebbe raccogliere i reflui eccedenti l’irrigazione dei campi di questa cittadina, invece di convogliarli per oltre quindici chilometri verso Specchiarica, stravolgendo un vasto territorio con la costruzione di un enorme canalone.
Tutto ciò avviene in un momento storico in cui ormai, a livello mondiale, si è affermato il concetto che i rifiuti, anche quelli liquidi, oggi sono da considerare una risorsa e una ricchezza e che per questo vanno riutilizzati. Insomma si vorrebbe realizzare un progetto che ha tutti i requisiti per danneggiare le comunità e il territorio interessato, perché invece di risolvere un problema, ne crea altri. E’ tutto quanto fin qui esplicitato che ha consentito di acquisire alla petizione in oggetto adesioni provenienti da diverse parti d’Europa e del mondo (Brasile, California, Germania, Inghilterra, ecc.), anche da parte di chi non ha neppure idea di dove si trovi Manduria, avendo aderito a supporto del principio testè enunciato del recupero e del riciclo».