L’intervista al prof. Mario Del Prete
«Spero che oggi prevalga il buon senso: questa è un’area che vive di agricoltura e di turismo. Lo scarico a mare dei reflui potrebbe costituire la mazzata finale ad una zona il cui reddito medio è fra i più bassi della provincia. In quest’ottica, ho molto apprezzato la disponibilità dell’assessore regionale ai Lavori Pubblici Giannini a istituire un tavolo tecnico per individuare una soluzione alternativa al recapito finale in mare».
Mario Del Prete, docente universitario di Geologia e Idrogeologia, è stato presente al confronto di lunedì in Regione, in qualità di consulente tecnico del Comune di Avetrana, e ritornerà a sedere al tavolo delle trattative di venerdì. Lui e il consulente del Comune di Manduria (l’ing. Delli Santi), si confronteranno, a partire dalle 11,30, con l’ing. Zotti dell’Ufficio Acque, con l’ing. Antonicelli della Regione Puglia e con i tecnici dell’Acquedotto.
L’autorevolezza di Del Prete, ingegnere già nominato nel 1994 dal Presidente del Consiglio dei Ministri quale componente del comitato tecnico ristretto per l’emergenza socio-economico-ambientale in Puglia e nel 1999 dal sottosegretario delegato alla Protezione Civile quale consulente esperto di geologia applicata per gli interventi di carattere idrogeologico nel territorio nazionale, ha indubbiamente influito nella saggia scelta dell’assessore Giannini di non chiudere la porta alle istanze di tante comunità. Così come determinanti sono state la mobilitazione della gente e la determinazione con la quale i sindaci di Manduria e Avetrana hanno fatto “muro” contro l’iniziale tentativo della Regione Puglia di perseverare sulla realizzazione della condotta sottomarina, che poi sarebbe stata utilizzata solo in fasi emergenziali.
«I sindaci De Marco e Massafra sono stati decisi a rifiutare anche questa ipotesi» racconta Del Prete. «Questa determinazione e le nostre obiezioni di carattere tecnico hanno convinto l’assessore Giannini a non far saltare il tavolo, bensì a convocarne uno esclusivamente tecnico».
A Del Prete e a Delli Santi si chiede, ora, che oggi rispettino, senza esitazioni, il mandato conferito loro dai rispettivi Comuni: rifiuto categorico della condotta sottomarina, senza alcuna condizione.
«Scaricando i reflui in mare si arrecherebbero due danni al territorio» prosegue l’ing. Del Prete. «Innanzitutto si comprometterebbe, a mio avviso irrimediabilmente, la cristallinità delle acque del nostro mare: i reflui sarebbero scaricati a 14-15 metri di profondità e nessuno si è preoccupato di effettuale lo studio delle correnti marine, per comprendere i riflessi dell’inquinamento. Non solo. L’acqua, che è una risorsa da non sprecare, potrebbe essere utilizzata, invece, per ricaricare le falde al fine di fronteggiare la contaminazione salina. Gli agricoltori pompano acqua salina dai loro pozzi artesiani e, se non si provvede al più presto, l’agricoltura sarà a serio rischio. Non dimenticando che lo scarico al suolo è consentito qualora si dimostra che i vantaggi sono superiori agli svantaggi».