A rivolgersi al Santo Padre è stato l’ambientalista Mimmo Fontana
Una lettera a Papa Francesco per chiedergli una preghiera affinchè la mobilitazione in atto contro lo scarico in mare dei reflui depurati dell’impianto di Manduria e Sava produca i risultati sperati: l’individuazione di un recapito finale alternativo.
A rivolgersi al Santo Padre è stato l’ambientalista Mimmo Fontana.
«Ho voluto scriverle due righe per mostrarle gli effetti nefasti che l’arroganza e l’avidità, spesso già insite nel cuore dell’uomo ma esasperate in questi nostri tempi moderni dal desiderio di arricchirsi facilmente, possono produrre nei confronti di una località non solo graziosa e turisticamente significativa, ma soprattutto marcata dai segni del Sacro» scrive Mimmo Fontana. «Segni di importanza tutt’altro che secondaria. La località in questione è San Pietro in Bevagna, luogo riconosciuto dalla Chiesa Cattolica come uno dei primi in senso assoluto in terra italica a ricevere la “buona novella” per bocca dell’apostolo Pietro. Sulla località e sul santuario che la identifica e che le da’ il nome, esiste una vasta bibliografia. A questo luogo dal fascino indiscutibile, con riferimenti sacrali, naturalistici e turistici così forti, evidenti e riconosciuti, l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese, di concerto con la Regione Puglia, sta per sferrare un colpo mortale, con la decisione di realizzare una condotta sottomarina per lo scarico dei reflui fognari delle località vicine».
Fontana rimarca i rischi che la località corre.
«La condotta scaricherebbe i reflui, come da progetto già approvato ed appaltato, proprio nel mare da cui un giorno di duemila anni fa giunse sulle nostre coste l’apostolo per battezzare e convertire al Cristianesimo le genti pagane. Questo luogo, già ampiamente urbanizzato negli anni ’60, soffre già per mano dell’uomo. Esso non è più in gran parte quello che si presentò agli occhi dell’Apostolo, ma oggi si decide nella sua definitiva condanna a morte, condanna decisa dall’alto, cui l’intera popolazione negli anni si è sempre opposta.
Ma l’uomo spesso non ha coscienza, nè si preoccupa di distruggere la natura che Dio gli ha consegnato in semplice comodato d’uso, senza che egli possa accampare alcun diritto di proprietà e di discriminato utilizzo. Basterebbe davvero poco, Santo Padre, per invertire la rotta di un percorso scellerato già intrapreso e proseguire su un’altra strada: quella delle alternative ad uno scarico dei reflui direttamente in questo mare.
La ringraziamo per l’attenzione, sperando in una sua preghiera: che il piede dell’uomo, spesso sacrilego, non distrugga per sempre il luogo in cui l’apostolo, quello che vide il Cristo, convertì le prime genti pagane in terra d’Italia».