giovedì 28 novembre 2024


21/10/2014 18:57:55 - Manduria - Attualità

«Nulla contro il depuratore, considerato una scelta imprescindibile di civiltà. Ciò che preoccupa è il progetto così come è stato elaborato e le sue modalità di gestione, incuranti dell’impatto che uno scarico a mare dei reflui trattati in Tabella 1 avrebbe sul presente e sul futuro delle marine e sulle inevitabili ripercussioni per uno sviluppo turistico sostenibile del territorio»

Anche la sezione di Manduria di Officine Democratiche si unisce alla crescente preoccupazione del territorio per la prossima costruzione del depuratore consortile che raccoglierà i reflui dei comuni di Sava e Manduria per convogliarli in mare in località S.Pietro in Bevagna-Specchiarica.
«Chiediamo con forza che le modalità di gestione rispondano a moderne concezioni rispettose dei luoghi e dell’ambiente.
Il progetto, così come oggi concepito, ha creato un grave allarme sociale che scaturisce dalla percezione di un diritto violato, proprio ciò che una buona politica dovrebbe impedire e prevenire» è l’opinione di Officine Democratiche. «A tal proposito, pare sicuramente condivisibile l’apertura dell’assessorato competente alle ipotizzate alternative proposte rispetto allo scarico a mare, quale, in primis, la riutilizzazione delle acque opportunamente depurate in agricoltura ed, in caso di troppo pieno, l’utilizzo in falda, in strategici pozzi assorbenti, per l’opportuno contrasto alla pericolosissima intrusione di acqua salata che già va compiendo gravi danni su tutta la fascia costiera».
Ipotesi, questa, sostenuta da anni dai docenti universitari Del Prete e Caliandro.
«A supporto di tale ipotesi, è da tempo agli atti un pregevole studio a firma degli emeriti professori Del Prete e Caliandro, che ne dimostrano scientificamente convenienza e fattibilità vuoi dal punto di vista geologico, che dal punto di vista agronomico» è ricordato da Officine Democratiche.
«La buona politica che guarda lontano e che ottimizza le risorse già spese non può non rendersi conto che la mancata modifica del progetto vanificherebbe sforzi ed investimenti effettuati in quei luoghi per renderli area protetta (legge regionale n°24 del 2002) e sito di interesse comunitario (Decreto Ministeriale Ambiente 7 marzo 2012).
Se queste generali motivazioni avverse allo scarico a mare, così come concepito, che metterebbe a rischio l’eco-sistema marino e lo sviluppo agri-turistico del territorio a ciò ancestralmente vocato non dovessero ritenersi sufficienti, l’aspetto giuridico dell’intera vicenda pone seri interrogativi.
Officine Democratiche di Manduria ritiene che la Regione Puglia erri nel considerare la condotta sottomarina come essenziale. Ciò perché mai sono state effettuate le necessarie indagini previste dalla legge in tema di disciplina degli scarichi, anche in considerazione della profondità del fondale interessato che non supererebbe i 15 metri. E’ opportuno ricordare quanto sostenuto dal prof. Boerio (uno degli stessi tecnici incaricati dalla Regione per la redazione del piano delle acque) che sostiene che, per evitare ogni forma di inquinamento delle acque, le condotte devono essere posizionate ad almeno 50 metri di profondità».










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