Chiedono alla Magistratura di esaminare i punti di criticità del progetto
«Dieci anni di confronti e di tavoli tecnici non hanno prodotto nulla: i lavori per la costruzione della condotta sottomarina erano già iniziati nei mesi estivi, anche se sono stati subito sospesi. Non ci sono più margini per la mediazione: abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica affinchè siano esaminati alcuni punti di criticità del progetto».
I Verdi di Manduria passano al contrattacco. Ieri mattina hanno illustrato i contenuti dell’esposto firmato dal portavoce provinciale, Gregorio Mariggiò, e da quella comunale, Silvia Biasco.
«La cosa che più salta all’occhio è la previsione spropositata di quest’opera e i presupposti che hanno giustificato la sua progettazione» hanno fatto rilevare i rappresentanti dei Verdi (alla conferenza stampa sono intervenuti anche Cecilia De Bartholomaeis, già consigliera comunale, e Anna Mariggiò, avvocato che ha seguito la elaborazione dell’esposto). «Si è inteso progettare un depuratore consortile con scarico in mare giustificandolo con un afflusso di reflui di circa 10mila metri cubi giornalieri, per circa 70mila abitanti equivalenti.
Sono proprio questi numeri che stridono con la realtà. Dove sono venuti fuori i 70mila abitanti, se consideriamo che Manduria conta 31mila residenti e Sava 16mila? Sicuramente non possono essere i turisti a giustificare tali numeri, considerato che gli abitanti delle seconde case delle marine di Manduria non sono altro che gli stessi manduriani. Inoltre, la zona della marina non è servita dalla rete fognante, né esistono dei progetti in tal senso già approvati e finanziati.
Quindi, considerando lo stato reale e attuale, che vede la maggior parte del territorio (anche quello urbano di Manduria e Sava), non coperto da rete fognante, il depuratore potrà ricevere reflui solo per circa 20mila abitanti. Tale situazione sarà causa di malfunzionamento dell’impianto e quindi di inevitabile inquinamento. Ci si chiede, allora, perché realizzare un’opera di questa portata, chiaramente sovradimensionata?».
Secondo i Verdi, l’Acquedotto Pugliese, nel progettare l’opera, sarebbe partito proprio dalla scelta del recapito finale.
«E’ stato scelto quello del mare perché è più facile da gestire e ci sono meno controlli» sostengono i Verdi. «Ma per poter giustificare quella scelta serviva dimensionare l’impianto ad un certo numero di utenze. Sarebbe più opportuno e giusto optare, invece, per impianti più piccoli, che sono meno problematici e meglio gestibili, come accadrebbe nel caso di sdoppiamento in due impianti: uno per Sava e uno per Manduria».