Antonio Mazza: “Uomo schietto e di profonda umanità, dotato di naturale, spontanea sensibilità poetica, innamorato della sua e nostra terra, testimone e custode di quelle tradizioni che costituiscono la nostra più profonda identità”
Ancora un omaggio a Michele Serino, “uomo schietto e di profonda umanità, dotato di naturale, spontanea sensibilità poetica, innamorato della sua e nostra terra, testimone e custode di quelle tradizioni che costituiscono la nostra più profonda identità”, recentemente scomparso.
Dopo l’istituto comprensivo “Prudenzano”, anche Antonio Mazza e Maria Rosaria Dinoi, nel corso di “Io sono Manduria”, hanno letto alcune delle poesie in dialetto di Michele Serino, accompagnati da Giuseppe Leo alle tastiere e Sonia Antermite al violino.
«Dalle sue opere traspare il desiderio di ravvivare l’interesse per un mondo che vedeva uscire gradualmente dalla coscienza e dalla conoscenza collettive: un certo progresso e la globalizzazione, purtroppo, trasformano vorticosamente le società, bruciano e disperdono esperienze e valori ritenendoli troppo frettolosamente inadeguati e, alla ricerca di nuovi modelli da imitare, fanno perdere di vista le radici che nutrono il sentimento di appartenenza vero, nobile collante di ogni comunità» ha affermato Antonio Mazza parlando di Serino. «Vissuto per gran parte della sua vita a contatto della natura e formato ai valori autentici di un tessuto sociale semplice e dignitoso, con riferimenti morali solidi, intuisce l’importanza della tutela, della conservazione e della trasmissione degli elementi originali della tradizione ricchi della saggezza e della cultura agro-pastorali, a lui così care.
A Michele riconosciamo il merito d’aver saputo presentarci con freschezza di immagini aspetti minimi della vita così come si svolgeva, possiamo dire, appena ieri; d’aver saputo trattare con semplicità e candore temi religiosi e problematiche sociali e d’aver saputo rivolgerci, con discrezione, l’invito e la raccomandazione a custodire quasi con sacralità le trame della memoria per non creare un vuoto non più colmabile».