Ora serve una contro-relazione che smonti le tesi dell’Acquedotto
Ancora una volta deluse le aspettative degli ambientalisti di Manduria e Avetrana. Nonostante la presa di posizione di tutti i candidati a governatore della Regione Puglia, sia di centrosinistra che di centrodestra, avessero alimentato, nelle ultime settimane, le speranze nelle comunità mobilitate ormai da anni.
Questa volta l’Acquedotto Pugliese ha supportato le proprie determinazioni con una relazione affidata ad un proprio tecnico. Relazione in cui non compaiono, però, dati scientificamente validi sulla purezza del mare antistante località Specchiarica (le acque sono analizzate ogni anno da Goletta Verde e i risultati sono ineccepibili) e, di contro, non ci si sofferma sui rischi di inquinamento generati dall’eventuale scarico dei reflui depurati in Tabella 1-2 (in buona sostanza, solo frullati e poi immessi nella condotta sottomarina).
Acquedotto che reputa non praticabile anche la soluzione tecnica indicata dal Comune di Manduria: trincee drenanti e impianti naturalistico-sportivi come recapito delle quantità in eccesso rispetto al riutilizzo ai fini irrigui.
«Lo scarico del refluo depurato mediante trincee drenanti comporta un notevole impatto potenziale sulla risorsa idrica sotterranea» è la conclusione cui giunge l’ingegnere che ha firmato la relazione tecnica per l’Acquedotto Pugliese. «Pur nell’auspicabile ipotesi che si realizzi un riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate per un periodo di circa sei mesi all’anno e anche considerata la denegata ipotesi che lo scarico delle eccedenze avvenga mediante trincee disperdenti, occorre in ogni caso che l’impianto sia dotato di un sistema di recapito finale dei reflui sicuro ed efficace, da porsi in esercizio quanto meno nel periodo piovoso e nel caso di malfunzionamento della sezione di affinamento».
Pertanto, se la sezione di affidamento dovesse andare in tilt, l’Acquedotto Pugliese propone di scaricare i reflui, praticamente tal quali, direttamente in mare. Naturalmente, in questa parte della relazione non si fa alcun riferimento alle conseguenze che ne deriverebbero per il mare e, di riflesso, per l’economia di questa zona, che si regge sul turismo e sull’agricoltura.
«Tra le possibili soluzioni compatibili con i dettami della vigente normativa (scarico diretto in battigia, scarico indiretto in battigia tramite canale o corso idrico superficiale, scarico con condotta sottomarina), quest’ultimo è di gran lunga il meno impattante su tutte le componenti ambientali di possibile interesse».
L’Acquedotto continua, in sostanza, a non contemplare l’utilizzo dei pozzi sperdenti.
E’ a questo punto assolutamente necessaria, pertanto, una contro-relazione tecnica che possa mettere in evidenza i limiti delle tesi di Aqp.