«Nel documento di asseverazione del piano economico-finanziario del progetto di finanza sulla pubblica illuminazione la rivalutazione dell’indice Istat non è stata applicata solo sui costi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma, addirittura, anche sul consumo energetico»
Luigi Morgante si sofferma su quello che lui ha definito il “cono d’ombra” più rilevante del progetto sulla pubblica illuminazione.
«Inizialmente, la nostra opposizione al progetto è stata più politica» ha ricordato Morgante. «Avevamo obiettato che un contratto di trent’anni, per un progetto che riguarda la pubblica illuminazione, sarebbe stati tanti, in quanto, innanzitutto, avremmo ingessato il Bilancio del Comune per un trentennio e, poi, soprattutto perché, per la naturale evoluzione della tecnologia, avremmo rischiato di dover convivere con piano non più adeguato ai tempi.
Quando abbiamo iniziato ad esaminare anche gli aspetti tecnici, abbiamo trovato numerosi coni d’ombra.
Innanzitutto, il progettista rivendicava 6,5 euro a kw per ogni punto luce in più che si sarebbe aggiunto alla rete della pubblica illuminazione di Manduria e delle sue marine. Inoltre, si sarebbero dovuti riconoscere anche gli aumenti che sarebbero sopraggiunti ai costi dell’energia elettrica.
Ma la cosa più grave è un’altra. Nel documento di asseverazione, che stranamente era scomparso dal fascicolo degli atti relativi al progetto finanziario (l’ho dovuto richiedere tre volte e alla terza volta l’azienda l’ha faxato), era stata applicata la rivalutazione dei canoni all’indice Istat non solo per gli importi relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria (che a noi risultavano intorno ai 100mila euro, ma che nel progetto diventavano di 250mila euro), ma anche al consumo di energia elettrica, ovvero sui circa 750mila euro.
Tradotto in soldoni, quest’errore (ci auguriamo, casuale e non voluto), avrebbe trasformato il canone annuale del Comune dal milione di euro di partenza al milione e 400mila euro dopo 10 anni, al milione e 800 mila euro dopo 20 anni, sino ai due milioni e mezzo di euro al trentesimo anno. Invece dei 30 milioni di euro complessivi di cui ha sempre parlato l’Amministrazione, si sarebbe giunti ad oltre 50 milioni di euro, somma che si sarebbe incrementata con le altre rivendicazioni, sino a sfiorare i 60 milioni di euro».
Sarebbe interessante comprendere se qualche amministratore si fosse già accorto di questo errore e se si fosse mosso per rimediare.
«Noi siamo per la revoca del progetto e per far ripartire l’iter attraverso un bando ad evidenza pubblica, affinchè vi sia più trasparenza, con un canone annuo massimo di un milione di euro».