L’esposto-denuncia di Mimmo Carrieri
L’abbazia di Santa Maria di Bagnolo, una piccola chiesa risalente al XIII secolo, profanata, depredata e lasciata nell’incuria e alla mercè dei vandali.
A richiamare l’attenzione su questa testimonianza della storia mandurina è Mimmo Carrieri, sempre attento alle emergenze culturali, oltre che ambientali.
«Ad un lato del muro della piccola chiesa vi è un cartello metallico apposto alcuni anni fa in cui si legge: “Programma Iniziative Comunitarie – Regione Puglia – Rientro e Valorizzazione Patrimonio Naturalistico e Monumentale del Comprensorio – Opera finanziata con Fondi F.E.S.R.”» ricorda Carrieri. «E allora la domanda sorge spontanea: se, come viene riportato dal cartello, furono stanziati dei fondi per il recupero e la valorizzazione di questa antichissima chiesa (dedicata alla Vergine delle Grazie, la cui origine viene attribuita ai monaci Basiliani)), come mai è lasciata nell’incuria più totale, al massimo del degrado e alla mercé dei vandali?
Certamente non è questo il modo migliore per tutelare il patrimonio storico culturale del nostro territorio» è il rimprovero che Carrieri rivolge agli enti che hanno competenza. «Risalente al XIII secolo, periodo in cui è documentata l’esistenza dell’Abbazia alle dipendenze dell’abate del monastero dei SS. Pietro e Andrea di Taranto, dopo vari passaggi di proprietà, nel 1778 l’antica abbazia fu declassata a “cappellina laicale”. Il distacco di alcuni pezzi di intonaco, avvenuto molti anni fa, portarono alla luce affreschi raffiguranti la Vergine con il Bambino e altri affreschi dei quali a causa di atti vandalici se ne intravede solo la traccia.
L’altare risalente settecentesco è stato quasi del tutto demolito. Sul muro della contro-facciata si può ancora vedere ciò che resta di un affresco sfregiato rappresentante la Pietà. L’area intorno alla chiesa, con il campanile a vela ormai privo di campane, è stata la sede di insediamenti preistorici in età ellenistico e medievale, oggetto, nel 1991, di scavi da parte degli operatori della Soprintendenza Archeologica di Taranto, che portarono alla luce tre tombe di epoca basso–medievale, fosse rettangolari rivestite di lastre di carparo e corredi funerari.
Ma, nonostante questa antica Abbazia (sprovvista di porte e accessibile a chiunque) rappresenti un inestimabile valore archeologico–storico e culturale, continua ad essere abbandonata a se stessa nel degrado più assoluto e alla mercé di atti vandalici.
Tutto ciò è davvero sconcertante!».