giovedì 28 novembre 2024


04/12/2014 18:54:20 - Manduria - Attualità

Ecco il contenuto dell’esposto

L’ambientalista Mimmo Fontana chiede l’intervento della Commissione Europea affinchè, a seguito dell’accertamento della violazione dei dispositivi e dei principi di diritto dell’Unione Europea, si blocchi l’iter della costruzione della condotta sottomarina del depuratore di Manduria e Sava.
«Ci chiediamo come si possa concepire l’ubicazione di un depuratore con scarico in mare in prossimità di una zona “SIC” e di aree ambientali protette, quali le Saline dei Monaci (dove nidificano i rari e protetti uccelli migratori, fenicotteri rosa) e il fiume Chidro, senza tralasciare il litorale bagnato da un mare cristallino, bellezze che verrebbero inquinate e deturpate per sempre da una simile opera» è il quesito che pone Fontana, uno degli ambientalisti più attivi nella mobilitazione in atto. «Rammentiamo in proposito che lo stesso dettato normativo nazionale (legge 152/06 artt. 73/99) contempla la realizzazione di una condotta sottomarina come extrema ratio, in mancanza di alternative (esistenti nel caso in questione) e peraltro di carattere transitoria.
In merito vi sono anche disposizioni e principi dell’Unione (Direttiva comunitaria 2000/60/CE) che prevedono e predispongono la protezione delle acque territoriali e marine con l’eliminazione degli scarichi e delle emissioni inquinanti, promuovendo l’installazione di tecnologie che riusino totalmente le acque reflue depurate, soluzione che, in modo particolare per i territori di Avetrana e Manduria, definiti dagli indici climatici ad alto rischio di desertificazione, sarebbe l’ideale».
Mimmo Fontana, inoltre, rimarca le alternative più volte indicate.
«Vi sono anche relazioni tecniche di esperti del settore, dalle quali si evince sia la mancanza di requisiti fondamentali dal punto di vista geologico, e, nel caso in esame, la necessità di tutelare la Poseidonia Oceanica, sia la presenza di un’alternativa molto valida al progetto dello scarico in mare, proponendo una forma estesa di scarico al suolo, previsto anche dalla normativa nazionale nel caso di evidenti benefici ambientali» si legge ancora nell’esposto. «Per le scelte e le decisioni prese, macroscopicamente contrarie sia a norme e principi di indirizzo comunitario sull’inquinamento del mare e la tutela di aree protette, chiediamo l’intervento della Commissione Europea, sottolineando che un’autorizzazione di questo tipo può esser data solo ove non sussista alcun ragionevole dubbio, dal punto di vista scientifico, circa l’assenza di effetti dannosi per l’integrità del sito interessato, soprattutto quando non tutte le possibili alternative sono state esaminate come nel caso inerente».










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