L’esposto di Mimmo Carrieri: «Cosa si aspetta a smantellarla?»
«La struttura che ospitava l’impianto di pompaggio delle acque del Chidro, mai entrato in funzione, versa ora in un assoluto stato di degrado: all’interno, i quintali di escrementi di piccioni e le carcasse degli uccelli morti costituiscono una fonte di pericolo per la salute pubblica della gente».
L’ambientalista Mimmo Carrieri ritorna a rimarcare la pericolosità della struttura che si trova alla foce del Chidro e, quindi, a poche decine di metri dalla litoranea (dieci anni fa morì annegato un ragazzo extracomunitario) e, considerato che è ormai un rudere, la sua inutilità, considerato che ricade all’interno dell’area delle Riserve Naturali. Struttura di proprietà del consorzio di bonifica Arneo, che non ha mai accettato di smantellarla.
In un esporto inviato al sindaco di Manduria, al Comando della Polizia Municipale di Manduria, all’Ufficio Igiene e Sanità Pubblica e al Servizio Veterinario della Asl, Carrieri mette in evidenza, anche con una serie di foto eloquenti, un altro aspetto della pericolosità della struttura.
«Questa struttura versa nel più totale degrado ambientale e igienico sanitario» ricorda Carrieri. «A peggiorare ulteriormente la situazione ambientale dell’area (che dista circa 200 metri in linea d’aria dalla spiaggia di San Pietro in Bevagna), all’interno del fiume Chidro, la presenza di un impianto idrico realizzato dal consorzio di bonifica Arneo, mai utilizzato e ormai ridotto in stato di degrado insieme a tutta la canalizzazione ad esso collegata. L’intera area (accessibile a chiunque) e i locali in cui si trova l’opera idrica presentano profondi anfratti sprovvisti di copertura, che, nel corso degli anni, si sono trasformati in colombaia. Centinaia di piccioni (molti dei quali giacciono morti) nidificano e lasciano al suolo strati di quintali di escrementi, che arrivano sino all’uscio della serranda (sprovvista di lucchetto), dai quali, soprattutto durante le giornate calde, sprigionano dei gas nauseabondi che si espandono nell’aria rendendola irrespirabile.
Non solo i piccioni sporcano, ma sono anche portatori di oltre 60 tra infezioni e malattie (tra le più pericolose: la criptococcosi, l’istoplasmosi, l’ornitosi, la salmonellosi e la toxoplasmosi), che potrebbero essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli escrementi, poiché le polveri infette trasportate dal vento possono innescare processi infettivi (soprattutto quando la colonia di piccioni è consistente come nel caso specifico).
Per tutte queste motivazioni, chiedo che i vari enti, nell’ambito delle rispettive competenze, si attivino con la giusta sollecitudine che il caso richiede affinché venga rimosso il pericolo in essere».