«A causa dell’abuso dell’alcool, anni fa sono entrato in coma: quando arrivai in ospedale, per i medici io avevo non più di due ore di vita. Per fortuna, dopo una settimana di delirio, sono riuscito a riprendermi»
Luigi, Giuseppe, Biserka e Giovanni hanno raccontato agli studenti dell’istituto comprensivo “Prudenzano” di Manduria le loro storie.
«Si inizia sempre con una birra o, comunque, con qualcosa di leggero» hanno fatto presente. «Poi si passa la vino, sino ad arrivare ai super-alcolici. A quel punto, diventa difficile, senza un aiuto, vincere la dipendenza».
Di solito è la famiglia il punto di riferimento cui aggrapparsi inizialmente.
«Io sono stato aiutato da mio figlio, che ha preteso che mi iscrivessi al club alcologico, che poi mi ha aiutato a raggiungere la sobrietà» ha aggiunto un altro degli ospiti della scuola “Prudenzano”. «Mio figlio ha compreso il mio dramma perché lui è invece dipendente dalle sostanze stupefacenti».
Nasce, così, l’auto-aiuto, con il quale si ottengono ottimi risultati nei club alcologici. Ma guai a credere di aver raggiunto definitivamente la sobrietà: il rischio di ricadere nell’uso e nell’abuso dell’alcool è sempre dietro l’angolo, ogni giorno.
Molto commovente anche la testimonianza di Biserka, che, a differenza degli altri, ha iniziato a usare direttamente i super-alcoolici già all’età di 11-12 anni.
«Ci si sente uno straccio» ha raccontato. «Non si ha la forza di camminare e tutti gli amici di una volta ti evitano. A me è successo di essere stata soccorsa dal 118 dopo che, a seguito di una sbronza, mi hanno ritrovato per strada, priva di sensi».
Testimonianze preziose e utili giunte da persone che hanno recuperato o vogliono recuperare la propria dignità e libertà, dopo essere state vittime dell’alcool, con il rischio di distruggere per sempre se stessi e i propri cari.