giovedì 28 novembre 2024


15/02/2015 07:50:11 - Manduria - Attualità

Liberare immobili, opifici ed ettari di terreni appartenuti ai feudi mafiosi, per restituirli all’economia sana del territorio e per trasformarli in incubatrici di iniziative sociali, facendoli diventare una risorsa per il territorio, un’opportunità di sviluppo e di crescita

 
E’ qualcosa di più di una mera provocazione. Quello del sequestro, della confisca e del riutilizzo per fini sociali dei beni dei mafiosi fu un’intuizione di Pio Latorre: bisogna colpire le mafie in ciò che hanno più caro: il denaro. Un’idea semplice e, come tale, rivoluzionaria (poi perfezionata con il contributo dell’associazione “Libera”): è la testimonianza della possibilità
concreta di sconfiggere le mafie recependo le domande provenienti dal territorio, assicurando col lavoro pulito un maggiore benessere sociale e offrendo risposte certe.
Un’idea semplice, certamente, ma estremamente complessa. Sono poche le “oasi” in cui, grazie alla caparbietà, al coraggio e all’impegno di gente sana, si è riusciti a restituire alla collettività quei beni accumulati illecitamente dalle organizzazioni criminali. Di ostacoli ve ne sono tantissimi. In alcuni casi a congelare l’iter è la paura di subire delle ritorsioni da parte della criminalità, che tenta in ogni modo di riappropriarsi del bene. In altri sono la burocrazia e la mancanza di risorse per recuperare gli immobili a frapporre ostacoli insormontabili. In altri ancora incapacità o mancanza di volontà completano il cerchio.
Ma se i beni confiscati restano inutilizzati o, peggio ancora, versano nel degrado, c’è l’effetto boomerang: a vincere sono le mafie. Producono, addirittura, dei costi alle comunità, poiché a volte occorre spendere dei soldi per porre gli immobili in sicurezza.
Manduria è la seconda città della provincia di Taranto (preceduta solo dal capoluogo) per numero di beni immobili sequestrati alla criminalità organizzata: ben 34, confiscati ai clan Stranieri e Cinieri, nonché alle famiglie Cristallo e Caporizzi. Di tutti questi beni, trasferiti nelle disponibilità del Comune dal 2009 al 2013, solo uno è stato riutilizzato.
Di questa anomalia e dell’esigenza di far diventare questi beni un simbolo del riscatto del territorio, simbolo però fatto di gesti e di azioni concrete, si è discusso in un interessante convegno sul tema “Cose Nostre”, promosso dall’associazione “Giovani per Manduria” e dal partito dei Verdi. Un’occasione utile per fare il punto della situazione e per ammirare, nel contempo, quanto avanti sia, invece, il vicino comune di Mesagne.

 

 

 

 

 

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E’ in rete la seconda puntata del “Prudenzano News”
“Non un rito ma il culto della memoria
Tributo a Elisa Springer”










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