I produttori: «Non ci resta che piangere»
Il presidente del Consorzio Produttori Vini di Manduria, Fulvio Filo Schiavoni, mutua il titolo di un noto film scritto e diretto da Troisi e Benigni per descrivere, molto efficacemente, lo stato d’animo degli olivicoltori del versante orientale della provincia di Lecce.
«Sino a qualche settimana fa quella della Xylella Fastidiosa sembrava una minaccia remota per la nostra area» ha affermato Fulvio Filo Schiavoni nel corso di un affollatissimo convegno su questo batterio che va diffondendosi in tutto il Salento. «Nei giorni scorsi abbiamo avuto, invece, notizia che è stato localizzato anche nella vicina Oria e quest’incubo va dunque materializzandosi anche per i produttori locali.
A preoccuparci è l’assenza di misure certe per fronteggiare il dilagare dell’infezione, che sta distruggendo gli alberi di ulivo e, con essi, non solo il comparto agricolo. Rischia di danneggiare anche quello turistico, considerata la loro importanza all’interno del nostro paesaggio e, più in generale, del nostro patrimonio naturalistico. I timori, poi, si acuiscono perché, in altre zone del mondo, la Xylella attacca anche i vigneti. Se così fosse, la nostra economia agricola sarebbe morta per sempre».
A cercare di fornire una risposta ai tanti dubbi e alle tante paure degli operatori agricoli locali, già duramente colpiti dalle condizioni meteo avverse degli ultimi mesi, che hanno compromesso i raccolti, sono stati tre agronomi della provincia di Lecce: Giuseppe Pisanello, Rodolfo Rossi e Giovanni D’Amato.
I tre hanno dapprima ricordato come si è giunti, con grande ritardo, ad individuare questo batterio xilematico, non sporigeno, di origine sudamericana, che si muove dall’alto verso il basso della pianta.
«Siamo originari della zona della provincia di Lecce più colpita: quella di Gallipoli» hanno premesso gli agronomi. «Dopo aver subito gli attacchi del punteruolo rosso, che ha distrutto le palme, e della “farfallina”, che ha danneggiato seriamente gli agrumeti, ecco, da un paio di anni, la Xylella, che originariamente era stata scambiata per la “lebbra dell’ulivo”».
Al momento, i tre agronomi si sentono di escludere rischi per i vigneti, che, nelle campagne di Manduria, rappresentano il pezzo pregiato dell’economia agricola.
«E’ vero che la Xylella attacca anche il vigneto, ma non si tratta del ceppo che è stato isolato qui da noi» ha rassicurato Rodolfo Rossi. «E’ altrettanto vero che il batterio ha la capacità di mutare nel tempo, ma dovrebbero trascorrere non meno di 15 anni affinchè la mutazione sia completa. A patto che non arrivi direttamente dagli Stati Uniti quel ceppo di Xylella che predilige il vigneto».
La diffusione negli areali olivicoli di questo batterio, che dovrebbe essere arrivato da noi dal Costarica, via Olanda, attraverso l’importazione di piante ornamentali, avviene molto facilmente attraverso un vettore: la sputacchina.
«E’ quella “bava” che a volte si nota sull’erba verde» ha aggiunto Rossi. «Quando arriva il caldo e l’erba secca, si sposta sugli alberi: pungendo la parte verde (di solito la chioma), trasmette il batterio. Molte volte l’infezione di altre aree avviene inconsapevolmente: la sputacchina può attaccarsi sulle scarpe (anche dei cacciatori) e sinanche sulle auto».
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E’ in rete la quarta puntata del “Prudenzano News”
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