La posizione di alcuni agronomi leccesi
«Al momento non esiste un rimedio per neutralizzare la Xylella: spesso si leggono notizie di possibili cure (come, ad esempio, quella dell’“acqua informatizzata”), che sono false, oppure non hanno una base scientifica».
Rodolfo Rossi, agronomo della provincia di Lecce, non alimenta molte speranze negli olivicoltori.
«Stiamo pagando, a caro prezzo, il ritardo della Regione che, per evitare di assumere delle decisioni impopolari, ha … deciso di non decidere» ha affermato Rossi. «Non abbiamo una cura in grado di combattere con assoluta efficacia la Xylella, che potrebbe essere annientata solo con una decina di giorni di freddo rigido (almeno 5 gradi sotto lo zero). Solo così avremmo risolto il problema. Gli inverni miti degli ultimi anni hanno, al contrario, favorito la sua proliferazione.
Non si conosce ancora il lasso di tempo che trascorre dal momento in cui l’albero viene infettato sino all’apparizione dei primi sintomi della Xylella. Se avessimo la certezza che i primi sintomi comparissero dopo una ventina di giorni, si riuscirebbe forse a salvare la pianta. Se invece compaiono, ad esempio, dopo un anno, ormai l’albero è compromesso.
Cosa fare, allora? Circolano varie ipotesi. Si potrebbe pensare di ricorrere a batteri antagonisti, ovvero molecole particolari che neutralizzano l’infezione (potrebbe essere efficace il principio attivo contenuto in alcuni sciroppi che utilizziamo quando si manifestano patologie broncopolmonari)».
L’agronomo Giovanni D’Amato ha invece rimarcato l’importanza di un monitoraggio costante.
«Se compaiono i primi rami secchi, occorre potarli, recidendo almeno 70 cm in più rispetto alla zona già secca. Si può poi intervenire sul vettore, la sputacchina, che nella sua fase giovanile predilige le leguminose, combattendola, con trinciatura o, meglio ancora, fresatura, entro aprile, prima del sui passaggio sugli alberi, eliminando così piante secche e erbe infestanti. Se questi interventi non sortiscono effetti, l’ultima spiaggia da tentare è quella dei fitofarmaci, già prescritti per altre fisiopatie»
Anche un operatore agricolo locale, Fernando Lenti, noto per aver individuato un intervento efficace per debellare il punteruolo rosso (gli fu dedicato un servizio di Striscia La Notizia), lancia un suggerimento simile.
«Dobbiamo concentrarci sul vettore, più che sul batterio» sostiene Lenti. «Perché non usare gli stessi principi attivi che sono risultati efficaci per neutralizzare le altre cicaline?».
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