Livello igienico molto al di sotto degli standard minimi: mortificata la professionalità degli operatori sanitari del reparto
Un solo bagno per tutti gli uomini ricoverati ed un solo bagno per tutte le donne ricoverate nel reparto di Nefrologia dell’ospedale “Marianna Giannuzzi” di Manduria. Bagni vetusti e mai ristrutturati, il cui livello igienico è abbondantemente sotto il livello il guardia: water senza coprivaso e rubinetterie arrugginite (ma non è che saranno quelle, originali, che usava la nobildonna Marianna Giannuzzi un … paio di secoli fa e, pertanto, di interesse storico?) solo per fare alcuni esempi. Come fanno i degenti a curare la propria igiene? La maggior parte di chi è nelle condizioni di farlo, chiede, alla dirigenza medica, il permesso di uscire per un paio di ore per recarsi a casa e per farsi, nel proprio bagno, una rigenerante doccia.
Se, insomma, gli incaricati della stessa Asl a vigilare sul rispetto nelle norme igieniche negli esercizi commerciali pubblici decidessero di eseguire un sopralluogo e applicassero gli stessi metri di giudizio previsti dalla legge (giustamente severi), il reparto rischierebbe la chiusura…
Un servizio che, invece, ha sempre brillato per la professionalità di tutta l’equipe (medici, infermieri e ausiliari), che non ha nulla da invidiare a tante altre strutture di Nefrologia, non solo pugliesi, è costretto, quotidianamente, a confrontarsi, dunque, con questi assurdi ed inaccettabili limiti strutturali. Mortificando l’impegno dei tanti dipendenti che, con abnegazione e competenza, hanno portato la Nefrologia e la Dialisi del “Giannuzzi” ad un livello di eccellenza.
Il confort alberghiero è … sconfortante: quattro degenti per ogni stanza, bagni riservati agli infermieri che non sono di standard molto superiore, qualche finestra non proprio ermetica, dalla quale filtrava, fino a poco tempo fa, l’acqua, in caso di pioggia, infermeria senza un lavandino, chiazze di umido presenti al soffitto di diverse stanze.
Quadro “clinico” segnalato ripetutamente dai dirigenti medici ai vari direttori sanitari della Asl che si sono succeduti negli ultimi lustri. Varie lettere sono partite da Manduria all’indirizzo di chi può rendere più agevole la permanenza dei degenti in ospedale, ma che hanno sortito promesse a ripetizione e nessun impegno concreto. Quello di ristrutturare i bagni esistenti sarebbe il primo impegno che una Asl coscienziosa dovrebbe immediatamente assumere. In attesa di verificare la possibilità di dotare ogni stanza dei degenti di un bagno (chiaramente riducendo il numero dei posti letto) e soprattutto di evitare che il trasporto in ascensore di malati o di qualunque altro materiale (farmaci, vitto, biancheria) obblighi poi il passaggio all’interno del corridoio della terapia intensiva, dove decine di pazienti si sottopongono alla dialisi. Possibilità legata al parere favorevole che gli enti preposti (forse anche la Soprintendenza) dovrebbero fornire ad un progetto che interessa un palazzo comunque storico (un ex monastero).
Aspettando che arrivi (chissà fra quanti decenni…) la nuova struttura per il “Giannuzzi”, perché non iniziare da interventi (la ristrutturazione dei bagni) neppure così economicamente gravosi? Oppure occorre attendere il periodo delle prossime elezioni per rivedere le passerelle dei politici (di tutti gli schieramenti), improvvisamente interessati alle sorti del “Giannuzzi”?