giovedì 28 novembre 2024


25/03/2015 19:32:53 - Manduria - Attualità

Una “storia vera di un uomo che non si è mai sentito donna”: nato come Michela, dopo una vita intensa e tormentata, caratterizzata da un profondo travaglio interiore, mai compreso, ora è finalmente Miki

 
«Mi sento un figlio privilegiato di Dio. Tante volte sono stato vicino alla morte, ma in ogni occasione mi è stata tesa una mano e ho sentito qualcuno che mi diceva: “Resta sulla Terra, tu hai altro da fare”».
Miki Formisano ha raccontato la sua storia a studenti, docenti e genitori dell’istituto comprensivo “Prudenzano”. Una “storia vera di un uomo che non si è mai sentito donna”: nato come Michela, dopo una vita intensa e tormentata, caratterizzata da un profondo travaglio interiore, mai compreso, ora è finalmente Miki.
Nella convinzione che bisogna educare le nuove generazioni al rispetto del prossimo e al superamento di ogni forma di discriminazione legata al colore della pelle, alla religione e all’identità di genere, all’interno del laboratorio di giornalismo dell’istituto manduriano (diretto dalle docenti di Lingua Italiana Stefania Maiorano, Alessa Mazza e Lucia My), è stato inserito l’interessante incontro con Miki Formisano.
«Sono stata una bambina vivace» ha fatto presente Miki Formisano, parlando, ad una platea folta e attenta, della sua adolescenza. «Con il passar del tempo, ho trasformato questa vivacità in rabbia, che non è mai stata compresa. Nessun educatore o insegnante si è mai interessato al mio carattere, che mi portava ad essere additata con la monella della classe e la responsabile di ogni malefatta. In realtà, quella vivacità era una richiesta di attenzione e di aiuto».
Il disagio con la forma del proprio corpo si è iniziato a manifestare quasi subito.
«Non accettavo il mio corpo e tanto meno codine e fiocchi rosa, tipiche delle femminucce. Anche nel gioco, io sceglievo ruoli maschili: mi piaceva impersonare lo sceriffo, Zorro o il principe azzurro che salva la principessa. Quando sono cresciuto ancora e il corpo si è andato formando, il disagio è ulteriormente lievitato. Non intravedevo prospettive: non sarei stato mai marito o moglie, non sarei stato mai uomo o donna. Ho iniziato allora a pensare alla morte…».
Come spesso accade in questi casi, il disagio e l’insofferenza spingono Michela verso strade sbagliate: la droga (direttamente l’eroina), lo spaccio per procurarsi le sostanze, il carcere.
«Poiché non mi sono mai fatto mancare niente, ho anche contratto l’Aids».
Quella di Miki è, però, una favola a lieto fine. La svolta della sua vita è arrivata quando ha conosciuto Marilena, sua attuale compagna, che, con grande sensibilità, ha colto il suo dolore e ha deciso di accompagnarlo nella non facile strada della metamorfosi.
«Oggi, con il mio impegno nel sociale, sto cercando di restituire alla società molto più di quanto, col mio comportamento sbagliato nella prima parte della vita, io abbia tolto».

 











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