Simona Nardelli: «Andreas era un nostro cliente. E’ sempre stato taciturno, direi anche introverso. Chiedeva, di solito, uno dei nostri gelati oppure un cappuccino. Consumava e andava via. La sua presenza a Montabaur era quasi impalpabile»
Simona Nardelli, manduriana d’origine e tedesca d’adozione, è titolare, da circa dieci anni, della gelateria “Dolce vita” a Montabaur, il paese, di poco più di diecimila abitanti, di Andreas Lubitz, il copilota dell’Airbus A320 che si è schiantato volontariamente contro una montagna delle Alpi francesi.
«La mia gelateria si trova in Konrad Adenauer Platz, a circa 800 metri dalla via, Am Wassergraben, in cui viveva Andreas» ci racconta Simona Nardelli. «Conosco il padre: ho lavorato con lui in un’azienda del posto prima che io rilevassi la gelateria. Ricordo che era un dirigente in questa azienda in cui si producevano bottiglie e mattonelle di vetro. La madre è l’organista della chiesa. Sono delle bravissime persone, come, d’altronde, un po’ tutti qui a Montabaur».
Di Andreas, Simona ha un altro ricordo.
«L’ho visto spesso fare jogging sulla strada che da Montabaur porta a Wirges. Ogni anno partecipava alla Nikolauskauf, una maratona di beneficenza. Solo in questi giorni ho appreso che avesse una compagna a Dusseldorf. Non l’ho mai notata qui a Montabaur».
Un ragazzo, dunque, di poche parole.
«Qui sono tutti così. Anche in gelateria, ci si limita al saluto di cortesia, Raramente si parla della vita privata».
La notizia della tragedia ha sconvolto questa piccola comunità.
«Inizialmente abbiamo tutti vissuto uno shock. La famiglia di Andreas è molto conosciuta ed inoltre su quell’aereo vi erano anche quattro ragazzi di Westerburg, un paese che si trova a quindici chilometri da qui. Poi si è diffusa la ricostruzione della dinamica, secondo la quale Andreas avrebbe deciso di suicidarsi, coinvolgendo in questo folle gesto anche gli altri 149 persone che erano a bordo dell’aereo. Un vero dramma nel dramma.
Non tutti, qui da noi, sono convinti di questa versione. C’è ancora chi crede che non sia così e che la verità emergerà solo quando sarà ritrovata l’altra scatola nera».
C’è un particolare inquietante che si è appreso proprio ieri.
«La sua ragazza ha ricordato che Andreas, tempo fa, le avrebbe confidato una specie di premonizione: “Un giorno tutti conosceranno il mio nome”, le avrebbe detto» rende noto, infine, Simona Nardelli. «Secondo quanto afferma la sua ragazza, Andreas era adirato perché non sarebbe mia potuto diventare un primo pilota. E’ indubbiamente arduo comprendere cosa possa spingere un uomo a compiere un gesto di questo tipo».
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E’ in rete la sesta puntata del “Prudenzano News”
“Miki Formisano, un uomo in un corpo di donna con una storia da raccontare”