giovedì 28 novembre 2024


19/04/2015 11:42:42 - Manduria - Attualità

Migliaia di persone in piazza per ribadire il dissenso di un’intera comunità verso lo scarico in mare dei reflui

E’ tutto pronto per l’ennesima mobilitazione contro la scelta del recapito finale del depuratore consortile di Manduria e Sava, i cui lavori, già appalti, stanno per iniziare: si partirà con l’adeguamento del vecchio depuratore di Manduria e dalla realizzazione degli adduttori che lo collegheranno con quello che sorgerà lungo la Maruggio-Nardò, a poche centinaia di metri dal fiume Chidro.
Il raduno è fissato per le 17. Gli interventi (i sindaci di Manduria e di Avetrana e alcuni rappresentanti del comitato intercomunale contro lo scarico in mare) inizieranno un po’ più tardi, quando piazza Garibaldi sarà completamente gremita. Nel frattempo, alcuni gruppi musicali locali si sono offerti di intrattenere la gente, parte della quale arriverà anche dai paesi limitrofi (Avetrana in particolare, ma anche Erchie, Oria, Maruggio e Torre Santa Susanna).
La mobilitazione vuole essere un’ennesima dimostrazione del desiderio della gente di tutelare una propria risorsa e, in tal modo, di autodeterminare il proprio futuro. Regione Puglia e Acquedotto Pugliese, però, si sono sempre dimostrati sordi a ogni tipo di richiesta e insensibili a ogni tipo di proposta alternativa a quella scelta dai rispettivi tecnici.
Come spesso accade in questi casi, la sensibilizzazione avviene soprattutto attraverso i social network. Proprio a facebook, Nicolò Giangrande, che pur vivendo in Brasile è stato fra i più incisivi degli attivisti, ha affidato una propria riflessione.
«In tutti questi mesi ho avuto modo di parlare della nostra lotta contro lo scarico a mare a diversi giornalisti di quotidiani e tv nazionali» racconta Giangrande. «Tra quelli che mi hanno risposto, alcuni mi hanno detto che secondo loro non c’era la “notizia” perché non c’era, e non c’è, ancora, nessun danno.
Non voglio giudicare le valutazioni personali che ogni professionista fa nello svolgimento del proprio lavoro, ma mi limito a domandarmi se la “notizia” deve per forza essere un danno e non invece una popolazione che – nell’indifferenza di tutte le istituzioni e di tutti i partiti - sta portando avanti, sul proprio territorio, una lotta preventiva contro un disastro annunciato.
E per di più, non una popolazione che dice solo dei “no”, ma che è anche capace di proporre soluzioni alternative valide sul piano ambientale, scientifico e normativo, che sono, però, rimaste inascoltate dai tutti i decisori politici e tecnici».











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