giovedì 28 novembre 2024


24/04/2015 20:53:17 - Manduria - Attualità

Perché devastare le bellezze ambientali del nostro territorio?

Descrizione: tabella 1-2, frullatore di liquami con versamento degli stessi nelle acque di Specchiarica attraverso una condotta sottomarina lunga nemmeno un km.
Rischio danni ecologici: diminuzione della trasparenza delle acque, aumento di temperatura delle acque, apporto di contaminanti chimici, diminuzione della salinità dell’acqua e aumento della concentrazione di nutrienti.
Ulteriori danni: il progetto appena inquadrato è il progetto relativo alla costruzione dell’impianto di depurazione che verrà impiantato nei pressi della Salina dei Monaci, riserva naturale che noi cittadini dei comuni di Avetrana e Manduria possiamo orgogliosamente vantare, da anni habitat naturale di meravigliose colonie di fenicotteri rosa, che sostano tra queste acque duranti i periodi di immigrazioni, habitat che ben presto verrà distrutto, se le amministrazioni e i politici coinvolti in questo progetto non interverranno subito.
Si, perchè dire che l’attuazione di questo progetto è un’idea semplicemente folle, è dire poco.
Manduria, come Avetrana o Sava, ovvero i paesi coinvolti nel suddetto progetto non hanno modo di vantare grandi impianti, o fantastici servizi pubblici o stabilimenti vari come invece si trovano in gran numero nelle grandi città, o in altri paesi del Salento ricchi di stabilimenti balneari e non solo, tra le quali esplode la movida salentina in estate, continuamente pullulanti di turisti, musica, feste e sagre tra le più svariate… Nonostante tali mancanze infrastrutturali, però, i turisti, oseremmo dire da quasi tutto il mondo, proprio a San Pietro in Bevagna, proprio nelle splendide spiagge di Torre Colimena, Campomarino e Specchiarica, arrivano. Perchè si tratta di piccoli capolavori della natura, sorti in questo pezzetto di terra che abbiamo la fortuna di chiamare nostro.
Perchè Manduria non è solo la città del Primitivo, del Fonte Pliniano, delle Mura Messapiche, è alche la dimora di quelle sconfinate campagne che brillano al sole, che sia estate o che sia inverno, animate da un odore e da un calore inimitabile, colori incredibili, che finiscono con l’affacciarsi a quella distesa di mare che spunta all’orizzonte a un tratto nella Manduria-S.Pietro che è un capolavoro, amato, desiderato, puro. Lo trovi li’ nella sua semplicità, limpido e spoglio come Madre Natura l’ha fatto, a parte qualche piccolo stabilimento, e pezzetti di spiaggia privata qua e la.
Una purezza fortemente e pericolosamente minacciata, una macabra realtà che incombe e che fino all’ultimo istante di tranquillità è stato difficile anche immaginare: Siamo nel ventunesimo secolo, anno duemilaquindici; vantiamo parecchi progressi in tanti ambiti, tecnologici, scientifici e, guarda un po’, anche ambientali, come si fa a poter pensare di avviare un progetto malsano come quello che è stato approvato dalla nostra Regione?
Come è possibile che la proposta di progetti alternativi che non prevedano una sfacciataggine di distruggere una delle poche meraviglie naturali esistenti, che ha visto crescere i padri dei nostri padri, non vengano neanche lontanamente presi in considerazione? Quale uomo, ma soprattutto quale rappresentante o suddetto politico potrebbe mai lontanamente accettare un “progetto” simile, i cui benefici sono palesemente inferiori rispetto ai costi, per cui assolutamente scartabile, per il quale non è necessaria una laurea in economia per capire che il costo marginale sociale di tale progetto è alle stelle, e del tutto sproporzionato rispetto al beneficio marginale sociale.
Il professore universitario di Geografia Applicata Mario Del Prete, nonchè consulente del Comune di Avetrana, insieme al collega Coliandro, ha elaborato una soluzione: costruire un sistema di depurazione alternativo ecosostenibile, secondo il quale le acque del depuratore servirebbero ad arginare la contaminazione salina della falda attraverso il loro sversamento in pozzi sperdenti.
Ha aggiunto, inoltre, il consulente in un’intervista, nozioni in merito a proposte alternative, in particolare quella giunta alla Regione nel 2011, riguardante il “potenziamento del depuratore esistente per riutilizzare i reflui, depurati come si deve, sia in agricoltura sia per contrastare il processo di contaminazione salina delle falde che porta alla desertificazione dei suoli. Bisogna partire da un punto fondamentale, che ancora la gente non ha compreso: Manduria è il territorio a più alto rischio di desertificazione d’Europa. Qui la riutilizzazione dei reflui è una opportunità decisiva. Per scopi agricoli o industriali prendiamo acqua dalla Basilicata o dall’Irpinia ma adesso abbiamo la possibilità di produrla in casa nostra”: in breve, trasformazione del rifiuto in risorsa.
Eppure, “non so se per ingenuità, oppure perché la Regione avrebbe promesso, in cambio dell’assenso, finanziamenti per altre opere. Non avrebbe senso, altrimenti, la chiusura rigida di Regione Puglia e Acquedotto Pugliese alla mia proposta. Oggi mi si obietta che la gara è stata già aggiudicata e, quindi, i diritti acquisiti da quell’azienda sono intoccabili. Ma perché, allora, non è stata presa in considerazione due anni fa, quando la gara non era stata ancora aggiudicata?”
Gia’, perche’?
Che Manduria, Avetrana, Sava e tutti coloro che vorrebbero porre dei freni immediati a questa follia non si fermino, che ci siano tanti e tanti altri 19 aprile 2015, che si continui a lottare perchè, se dobbiamo perdere, almeno avremo difeso la nostra Terra fino all’ultimo istante dalla crudeltà del sistema coinvolto, dalle politiche fallimentari e dalle seti di denaro e abuso di potere che ci stanno distruggendo casa.
 
Chiara E. D’Ostuni











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