Nulla è stato fatto, invece, per il rudere sul Chidro
«Dopo due anni e tre esposti, finalmente si è provveduto ad effettuare l’intervento di “parziale e provvisoria” messa in sicurezza del marciapiede pericolante adiacente il ponte sul fiume Chidro. Nonostante sia stata emessa una diffida del sindaco nel dicembre del 2014, invece, si attende ancora un intervento di pulizia e messa in sicurezza dell’impianto di pompaggio dello stesso fiume, costruito trent’anni fa e mai entrato in funzione».
Si avvicina la stagione estiva e Mimmo Carrieri torna a richiamare l’attenzione su problemi di staticità del marciapiede che costeggia il ponte sul Chidro e, in particolare, sulla situazione di pericolo di ciò che è rimasto della struttura concepita come impianto di pompaggio delle acque del fiume.
«Sono stati necessari tre miei esposti, tre sopralluoghi dei Vigili del Fuoco e tantissime polemiche prima che Comune di Manduria e Provincia di Taranto eseguissero gli interventi di “parziale e provvisoria” messa in sicurezza del marciapiede» fa presente l’ambientalista. «Definisco parziale quest’intervento, eseguito nei giorni scorsi, perché è consistito nella realizzazione di una barriera di sabbia ricoperta da teli e addossata al marciapiede pericolante, che funge da supporto o, meglio, da copertura dei cavi della pubblica illuminazione fuoriusciti dalla base pedonale in cemento».
Nulla è stato fatto, invece, per il rudere che si trova nei pressi della sorgente del fiume.
«Per il vecchio impianto di pompaggio, all’interno dell’area protetta facente parte delle Riserve Naturali, non si è mossa invece foglia» prosegue Carrieri. «Un mio esposto alla Procura della Repubblica, al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della Asl, al sindaco di Manduria e ai Vigili del Fuoco ha prodotto dei sopralluoghi, al termine dei quali si è attestato l’effettivo degrado e il pericolo in essere per l’igiene e la tutela della pubblica e privata incolumità. Per queste ragioni il sindaco Massafra, nel dicembre del 2014, emise una diffida a carico del Consorzio Speciale di Bonifica Arneo, proprietario dell’area. Nella diffida veniva stabilito il termine perentorio di 30 giorni per la “rimozione e allo smaltimento dei rifiuti”, nonché per il ripristino dello stato dei luoghi con l’eliminazione delle potenziali situazioni di pericolo. In realtà nulla è cambiato e nessun intervento è stato eseguito. Mi chiedo, allora, se il sindaco, al termine dei 30 giorni indicati dalla diffida, ha poi emesso un’ordinanza? E’ mai possibile che si intervenga solo dopo che accade qualcosa di irreparabile?».