Gli otto dipendenti hanno percepito a maggio lo stipendio di gennaio e, quindi, sono in credito di ben sette stipendi, oltre che di sei tredicesime, quelle degli ultimi anni, mai liquidate
Futuro a rischio per una delle aziende storiche della città: la Tiemme Grafica. Gli otto dipendenti hanno percepito a maggio lo stipendio di gennaio e, quindi, sono in credito di ben sette stipendi, oltre che di sei tredicesime, quelle degli ultimi anni, mai liquidate. A peggiorare il quadro, già a tinte fosche, anche alcune pendenze con Equitalia e con i fornitori.
«Dalla proprietà vorremmo solo chiarezza: quale sarà il nostro futuro?» si chiedono gli otto operai, alcuni dei quali lavorano per la Tiemme da quasi 40 anni. «Per l’altro ieri mattina era stato concordato un incontro fra i soci proprietari della Tiemme e noi dipendenti. Non si è però presentato nessuno».
Alla Tiemme, fondata nei primi anni ’60, si sono rivolti, nel tempo, alcune delle case editrici più prestigiose della zona: Lacaita, Grifo, Manni, Capone, Mandese e Congedo.
«La crisi ha iniziato a colpire la nostra azienda 4-5 anni fa» ci raccontano i dipendenti. «Dal 2011 al 2013, un po’ tutti, a rotazione, siamo stati in cassa integrazione. Poi, dal 2013 al 2015, è stato applicato il contrato di solidarietà. Continuavamo, però, a lavorare e, quindi, abbiamo comunque accettato i sacrifici senza batter ciglia, sperando sempre in tempi migliori».
Con la morte improvvisa dell’amministratore di fatto della società, avvenuta agli inizi di aprile, è venuta meno anche l’unica figura con cui la proprietà aveva rapporti.
«Abbiamo continuato a lavorare, pur senza vedere quasi mai la proprietà, per altri tre mesi, preoccupandoci dei contatti con i fornitori e dei contratti con i clienti» ricordano gli otto dipendenti. «In questo frangente abbiamo lavorato senza vedere quasi mai i soldi: avanziamo ben sette stipendi».
Oltre alle pendenze con i dipendenti, hanno iniziato a bussare alla porta i creditori.
«Da Equitalia è arrivata una cartella di quasi 100mila euro. Inizialmente ci sono state fornite delle rassicurazioni sulla volontà dell’azienda di far fronte, anche attraverso una rateizzazione, a questa esposizione. Così non è stato e, quindi, Equitalia ha bloccato e pignorato i pagamenti a nostro favore di alcuni clienti. Inevitabilmente non si sono potuti più potuti pagare i fornitori di carta e inchiostro e quindi siamo senza materie prime. Siamo fermi, senza conoscere il nostro futuro. I proprietari ci facciano sapere le loro intenzioni. Vogliono chiudere? La vogliono rilanciare? Abbiamo anche proposto l’idea di formare una cooperativa e di prendere noi in fitto l’azienda. Ma non c’è stata data nessuna risposta. Confidiamo nell’intervento del sindaco e delle altre autorità politiche e istituzionali affinchè questa vertenza si sblocchi».