Ora dal Consiglio Comunale deve partire la richiesta di istituzione al Ministero competente
Con la presentazione dello studio conoscitivo del tratto di mare prospiciente la costa di Manduria, è stato compiuto un altro passo in avanti verso l’istituzione dell’Area Marina Protetta. La responsabile scientifica del progetto, Antonella Bottalico, ha mostrato, nell’aula consiliare, foto e filmati dei fondali del litorale manduriano, da Torre Colimena sino alla contrada “Monaco-Mirante”, indicando alcune specie di fauna e di flora di particolare pregio esistenti, che andrebbero tutelate.
«Nel corso dell’indagine subacquea, sono state rilevate alcune specie di elevato pregio naturalistico, per le quali l’adozione di misure di tutela è già suggerita da alcuni indirizzi comunitari» ha fatto rilevare Antonella Bottalico. «Tra gli habitat rilevanti di quest’area si annoverano le praterie di Posidonia oceanica e le formazioni coralligene. Le praterie di Posidonia sono considerate l’ecosistema più importante del Mediterraneo. Nell’area di studio le praterie sono apparse in discreto stato di conservazione, evidenziando un certo stato di sofferenza solo in corrispondenza dei limiti superiori».
Sofferenza evidentemente causata dalle attività antropiche, fra cui la pesca a strascico.
«L’Area Marina Protetta darebbe continuità alle Riserve Naturali già esistenti» ha sottolineato Maurizio Manna, direttore di Legambiente Puglia, il quale ha assunto un impegno. «Legambiente seguirà, anche a livello ministeriale, l’iter di istituzione dell’Area Maria Protetta di Manduria».
Lo studio realizzato dai biologi va ora approvato, unitamente ad una formale richiesta, dal Consiglio Comunale di Manduria. Tutta la documentazione va poi inoltrata al Ministero competente. L’iter si presenta, sicuramente, laborioso.
«Anche per l’istituzione delle Riserve Naturali sono trascorsi numerosi anni» ha ricordato Fulvio Perrone. «Avviato negli anni ’90, l’iter si concluse nel 2002».
Bisogna, insomma, armarsi di pazienza e sperare in una maggiore sensibilità dei funzionari del Ministero, oltre che ad un’opera di “sensibilizzazione” che potrebbe essere spesa, oltre che da Legambiente nazionale, anche da deputati e senatori della zona.
Oltre alla burocrazia, l’altro ostacolo potrebbe essere quello dell’esistenza di un’Area Marina Protetta confinante (quella di Porto Cesareo) e della richiesta di Nardò di istituirne un’altra. Se le richieste di Manduria e di Nardò fossero accolte, si creerebbe l’Area Marina Protetta più grande d’Italia e, molto probabilmente, si deciderebbe di istituire un’unica cabina di governo.