Francesco, 23 anni: «Come si vince la battaglia contro l’omofobia? Con la cultura»
«Omofobia? Per me si tratta di .. omo-idiozia».
Si chiama Francesco, ha 23 anni, è omosessuale. Nonostante la sua giovane età, è stato sovente vittima di episodi di discriminazione causate dal suo orientamento sessuale. Interviene per denunciare pubblicamente gli atti di omofobia.
«Un suicidio qualche mese fa a Cerignola di un 40enne vittima di bullismo e non accettato dalla famiglia in quanto omosessuale. Un tentato suicidio qualche giorno fa a Nardò di un uomo che si sente discriminato nella ricerca del lavoro sempre a causa dei suoi orientamenti sessuali. Basta! Non è possibile che una persona debba arrivare a suicidarsi perchè discriminato, insultato e allontanato dalla famiglia e dalla società solo perché omosessuale! La cosa più importante è il valore della vita, il valore delle proprie idee e dei propri pensieri. Un differente gusto sessuale non può e non deve essere motivo di morte. Ad oggi tanti, tantissimi ragazzi sono state vittime dell’omofobia. Non serve piangere, nè tanto meno si può tornare indietro: serve combattere, capire che omosessuale non è sinonimo di diverso! Ma purtroppo l’ignoranza fa più vittime delle guerre. Questo non è giusto. Io stesso ho subito discriminazioni, pestaggi e via dicendo».
Francesco racconta la propria esperienza.
«Alcuni anni fa sono stato aggredito e pestato da una decina di ragazzi. La motivazione? Immagino sia da ricollegare al mio orientamento sessuale, visto che l’aggressione fu improvvisa. Oltre a varie ferite in diverse parti del corpo, ho subito la frattura del setto nasale e un trauma cranico. Anni fa, io stesso, non sentendomi accettato, ho tentato il suicidio.
Più che le aggressioni fisiche, a far più male è la violenza verbale. Siamo nel 2015 e purtroppo si deve aver paura di essere se stessi, di poter uscire con una persona, di poter esprimere il proprio amore.
Io ho deciso di non tenere più nascosto il mio orientamento sessuale. Però tanti ragazzi omosessuali non hanno il coraggio di farsi vedere accanto a me in centro: camminano a distanza perché temono di essere insultati o derisi, come a me capita spesso. Eppure non facciamo nulla di male. Secondo alcuni, esporsi significa manifestare pubblicamente il proprio orientamento sessuale, con un semplice bacio, o una carezza. Gesti che dovrebbero essere normalissimi, ma che purtroppo per qualcuno non lo sono. E anzi, diventano la molla che fa scattare l’omofobia».
Io, da quando ho dichiarato la mia omosessualità sono sempre stato attento a comportarmi con decoro, nel rispetto di tutti. Ma quello stesso rispetto a me è negato».
Ad appena 23 anni, Francesco sembra avere le idee chiare. Non solo sul suo orientamento sessuale, ma anche su cosa siano la libertà e i diritti
«Sia chiaro: non voglio colpevolizzare la mia città, né fare di tutta l’erba un fascio. Gli “omo-idioti” stanno dappertutto. Credo, però, che nessuno possa costringere nessuno a non fare qualcosa. Non ho paura, perché in questo momento avere paura significherebbe soccombere. Io non voglio lasciarmi intimidire, anzi: sto denunciando, e voglio continuare a denunciare affinché il mio venire allo scoperto serva da sprone anche agli altri».
Come vincere questa battaglia?
«Innanzitutto con la cultura» è la risposta di Francesco. «Atti come questo sono inammissibili in una comunità civile. Le nostra città sono sempre di più lo specchio che riflette la crisi del Paese, mentre dovrebbero vivere di inclusione e diritti. Serve un grande lavoro di educazione alle differenze e di formazione nelle scuole».