giovedì 28 novembre 2024


07/10/2015 16:01:58 - Manduria - Attualità

Con questa realtà, questa sera ennesima assemblea pubblica nell’aula consiliare

 
«La questione non è stata assolutamente risolta. Anzi, siamo alla stessa e identica situazione dell’anno scorso. Forse anche peggio».
Nel profilo facebook dell’associazione “Io amo San Pietro in Bevagna”, insieme all’invito a partecipare all’assemblea di questa sera (è fissata per le ore 19 nell’aula consiliare), gli ambientalisti prendono atto che la vertenza-depuratore sembra si sia incanalata su un binario morto. Da una parte ci sono gli ambientalisti, in lotta per evitare la condotta sottomarina, dall’altra l’Acquedotto Pugliese, che resta arroccato sulle proprie posizioni.
Questa sera, alla presenza dei consiglieri regionali della provincia di Taranto, si cercherà di definire altre strategie per evitare l’avvio dei lavori senza che sia stato preventivamente individuato un recapito finale alternativo.
«Nell’imminente scadenza della proroga d’inizio lavori di costruzione del nuovo depuratore, concessa da Michele Emiliano al fine di trovare una soluzione alternativa allo scarico in mare dei reflui, non essendo stato raggiunto alcun risultato a causa della assoluta mancanza di collaborazione di AQP, viene indetta un’adunanza delle forze politiche e dei comitati interessati a salvaguardare la costa manduriana da qualsiasi tipo d’inquinamento e danno ambientale» si legge in una nota dei comitati promotori. «L’AQP continua imperterrito a sostenere che il mare sia l’unica possibilità di recapito finale dei reflui del mega depuratore di Manduria-Sava. Per dimostrare questo, prova a convincere tutti che lo scarico del surplus invernale dei reflui nei pozzi sperdenti superficiali non è a norma anche se in Tabella 4. Il vero problema non sono i reflui in Tabella 4 ma quelli prodotti in Tabella 1-2 che, non sufficientemente sanificati, dovrebbero essere “diluiti” in mare. Non importa quel che accadrà al prezioso ecosistema marino e ciò che produrranno masse liquide infette immesse a 14-15 metri di profondità e breve distanza dalla riva. Su questo si evitano confronti. La verità è che i reflui in Tabella 1-2 non sono utilizzabili neppure in agricoltura e che non si sa se nel progetto esecutivo appaltato esiste il modulo di affinamento in tab.4. Si deduce facilmente, non essendo stata finanziata e progettata la rete irrigua e non essendo accettati i pozzi sperdenti, che tutto finirà nel nostro mare causando l’ennesimo scempio in un altro prezioso tratto di costa italiana».
Per l’assemblea odierna, resta la perplessità sul foltissimo numero di invitati: si riuscirà a raggiungere una posizione comune?











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