E’ l’albo realizzato dal vignettista manduriano Paolo Piccione, risultato vincitore di “ComiXFactor”: sarà poi presente all’edizione 2015 della prestigiosa Fiera di fumetto e animazione Lucca Comics & Games
Sarà presentato questa sera, alle 19, presso la libreria Gilgamesh di Taranto, “Cosa c’entro io con tutto questo”, l’albo realizzato dal vignettista manduriano Paolo Piccione, risultato vincitore di “ComiXFactor”, l’innovativo concorso dedicato al lancio di autori di talento, promosso dall’associazione di creativi “Labo” lo scorso gennaio. Albo che sarà poi presente all’edizione 2015 della prestigiosa Fiera di fumetto e animazione Lucca Comics & Games.
Alla serata odierna interverranno, oltre a Paolo Piccione e a Sisto Sammarco (quest’ultimo ha curato i testi), la sceneggiatrice Mara Venuto e l’artista Gabriele Benefico.
La storia, onirica e ricca di citazioni, narra le avventure e gli incontri improbabili di Ottone, studente ripetente in perenne divisa da operaio metalmeccanico, durante una folle giornata senza né capo né coda.
Un’incredibile catena di eventi e vicissitudini prende il via dal momento in cui Ottone, assorto nella lettura ad alta voce di una lirica di Dino Campana, perde lo strano scuolabus (una Citroen 2 Cv del 1983!) che deve portarlo a scuola.
Da quel momento, ogni azione e ogni rocambolesco incontro e smarrimento di Ottone saranno affannosamente protesi a raggiungere la sua meta, in autostop..
«Il manoscritto originale che racconta le avventure di Ottone risale all’Ottocento, e fu ritrovato nel monastero benedettino di Lecce durante l’arrivo dei soldati asburgici del generale Tannhauser» è riportato nell’introduzione di “Cosa c’entro io con tutto questo” curata da Sisto Sammarco. «Vi si narrava la storia di un uomo del popolo, tale Ottone degli Ulivi, il quale, immerso nei suoi studi alchemici, aveva trovato la formula più rapida per giungere all’illuminazione interiore: la via del ludibrio. E’ stato questo lo spunto per raccontare una vicenda, prendendoci la briga di riportarla ai nostri giorni».
Al di là della trama, degli assurdi intrecci e dell’epilogo, la bellezza e il valore dell’opera sono nella metafora che è possibile scorgere: quando la vita si fa sempre più priva di punti di riferimento e parametri comuni, non resta che viverla con una sana dose di incoscienza, facendo ricorso all’accettazione dell’assurdo e all’ironia che, in un’epoca di equilibri saltati, rappresenta un’àncora di salvezza contro alienazione e follia.