mercoledì 27 novembre 2024


12/11/2015 12:49:59 - Manduria - Attualità

Sull’esito del bando dell’Amministrazione finalizzato alla raccolta di adesioni per dar vita ad una fondazione per la gestione del Parco archeologico della civiltà messapica, il segretario Antonio Mazza esprime il punto di vista della sezione di Manduria di Archeoclub

 

«Sono forse i manduriani insensibili, refrattari alla cultura, incapaci di apprezzare, curare, valorizzare  l’enorme patrimonio che hanno ereditato? Oppure il fenomeno può avere altra spiegazione?».

Sull’esito del bando dell’Amministrazione finalizzato alla raccolta di adesioni per dar vita ad una fondazione per la gestione del Parco archeologico della civiltà messapica, il segretario Antonio Mazza esprime il punto di vista della sezione di Manduria di Archeoclub.

«Prendiamo atto della freddezza e del disinteresse quasi assoluto degli imprenditori e della cittadinanza riservati alla proposta del Comune di dar vita a una fondazione di “partecipazione” per la gestione del nostro parco archeologico» sono le prime parole di Mazza, in riferimento all’unica adesione registrata. «Qualcuno si meraviglia, qualcun altro si scandalizza.

Sta di fatto che noi, dopo aver conosciuto lo statuto proposto dall’Amministrazione comunale, l’insuccesso lo avevamo ampiamente previsto e in varie dichiarazioni pubbliche avevamo consigliato una sostanziale correzione di rotta. Siamo stati inascoltati e anche oggetto di critiche e di sospetti, per cui riteniamo opportuno ripeterci a beneficio di chi ancora non conoscesse il nostro punto di vista, legittimati anche dal fatto che siamo stati i primi a proporre una fondazione di partecipazione per la gestione razionale ,efficace e dignitosa del parco archeologico .

Tutto questo può avvenire dando potere all’assemblea dei soci cui deve essere assegnato il diritto-dovere della elezione di parte degli organi dirigenziali. Perciò la nostra ipotesi prevede un consiglio di amministrazione che veda la presenza di membri di diritto: rappresentanti dell’amministrazione comunale, della soprintendenza archeologica, dell’università, dei grandi sponsor, accanto a membri eletti dall’assemblea dei soci, in numero congruo; prevede una fondazione che abbia autonomia gestionale e dignità e sia libera da condizionamenti, se non di carattere culturale.

Date queste premesse, come giudicare una proposta che vorrebbe una fondazione sotto il completo controllo politico, grazie alla maggioranza saldamente nelle mani dei membri nominati dalla giunta comunale; che addirittura lega la vita del consiglio di amministrazione alla durata della carica del sindaco; che chiede contributi e servizi ai cittadini e li esclude, di fatto, da ogni tipo di partecipazione reale? Poiché, per ovvie ragioni, in questa breve esposizione, non potevamo che essere schematici e sintetici, siamo disponibili ad ogni successivo approfondimento o pubblico dibattito sull’argomento».

 











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