mercoledì 27 novembre 2024


27/11/2015 20:47:32 - Manduria - Attualità

Lo sfogo di un sacerdote di Manduria. Nessuno parla dei preti, si parla solo delle pecorelle smarrite e non si parla dell’amore che la Chiesa porta nei nostri cuori

 
Ricordo come se fosse ieri, ma sono già passati sei anni, quando una sera, tornado a casa dallo studio con mia moglie, mi sono sentito chiamare da Nostro Signore Gesù Cristo.
Giorni orsono ho avuto modo di parlare con un prete proveniente da una Diocesi di uno stato Africano e, accompagnandolo in Chiesa, ho avuto modo di intrattenermi con il parroco della Chiesa dove era ospitato il prete africano. Si è iniziato a parlare e il discorso si è fermato sulla “ricchezza” della Chiesa.
Ad un tratto il parroco mi ha indicato un fedele che usciva dalla Chiesa: “Vedi, Gherardo, quel signore che è appena uscito non ha neanche 50 anni. Fino a otto mesi fa era ragioniere in una industria: licenziato all’improvviso. Ha tre bambini piccoli e una moglie casalinga. In questi mesi non è riuscito a trovare un altro straccio di lavoro. Ha il mutuo di casa da pagare e neanche più un risparmio.
Ieri è venuto un operaio, 35 anni, senza lavoro da due anni, supplicandomi di fargli avere dei giocattoli per il prossimo Santo Natale per le sue bambine piccole».
Dopo un lungo sospiro ha ripreso.
«Vedi amico mio, lo sai quanti di questi casi vedo, ogni giorno, da un tre anni a questa parte? Se non avessi la Fede, la stessa che ho ogni giorno di più nei miei 20 anni di sacerdozio, mi abbandonerei alla disperazione. E invece faccio quello che posso, ma è sempre troppo poco».
Mi sono accorto che voleva parlare, voleva “gridare” al mondo intero la sua Fede e la suo amore per il prossimo. Camminando per il giardino che costeggia la Chiesa mi portava a conoscenza che la sua parrocchia ho già contato almeno 350 famiglie al limite, tra cassintegrati, disoccupati che a 50 anni non troveranno altro, operai in mobilità. E le fabbriche chiudono. I negozi pure. Mi diceva: «Bussano continuamente alla mia porta, per qualsiasi esigenza. Ci sono persone che non hanno più da mangiare, altre a rischio continuo di restare senza luce o gas se non pagano le bollette».
Con gli occhi lucidi aggiunse: «Ho tutti nella mia preghiera, ma poi devo pensare anche alle loro necessità materiali. Abbiamo la Caritas parrocchiale, ma non faccio in tempo a preparare pacchi con i viveri che già sono finiti. E poi la generosità degli altri parrocchiani si è per forza ridotta: la crisi c’è per tutti, altro che. Ho tanti buoni parrocchiani che per fortuna lasciano anche altro, dai vestiti ai giocattoli. Ma è il denaro che manca per aiutare tutti come vorrei. Sai, Gherardo, dicono che noi preti siamo ricchi. Vuoi sapere la verità? Il mese scorso non ho preso neanche mille euro di stipendio, il giorno dopo già non li avevo più, divisi tra 10 famiglie tra quelle con maggiori difficoltà. E poi ho anch’io le bollette da pagare, la benzina per girare tra i parrocchiani, la Chiesa da riscaldare. Spesso la tengo fredda, per risparmiare, ma non sa che pena quando arrivano le vecchiette per il rosario e battono i denti».
Ormai non riesco a trattenerlo, sono felice di ascoltarlo, perché mi accorgo quanto io sia fortunato. Ormai è un fiume in piena e mi dice: «Sono due mesi che vorrei comprarmi un paio di scarpe, vado avanti con queste mezze sfondate, ma ogni volta ci ripenso: meglio destinare quei soldi ad altro. Dicono che siamo ricchi, con le offerte…Nel cestino della domenica trovo anche monetine da 1 e 2 centesimi. Va bene così, per carità, magari sarà l’obolo della povera vedova che dà quel poco che ha. Ma come faccio ad aiutare tutti? L’anno scorso, dalla Messa più frequentata della domenica raccoglievo anche 120 euro; quest’anno 40. C’è gente che, dopo un funerale, non lascia neanche un euro, per dire. Alle benedizioni delle case, durante la Pasqua passata, ho dovuto pregare io tante famiglie di non lasciare offerte, che servivano più a loro che a me…».
Si ferma un attimo mi guarda e mi dice «Parlo troppo?».
Silenzio.
«Però mi devo sfogare». 
Ad un tratto guarda il suo orologio e mi dice: «Ti devo lasciare: devo andare a trovare una giovane coppia. Hanno appena avuto una bambina e tutti e due sono stati appena licenziati da un supermercato. Ecco, ho ancora questi 50 euro, magari per un po’ di pannolini alla piccola basteranno. Perché Gesù questo Natale nascerà soprattutto per lei».
Ci abbracciamo e ci diciamo a presto e grazie.
Perché nessuno parla dei preti, perché si parla solo delle pecorelle smarrite e non si parla dell’amore che la Chiesa porta nei nostri cuori.
 
Gherardo Maria De Carlo











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