L’incontro con gli studenti del “Prudenzano”: «Il mio corpo è diventato una discarica di metalli pesanti generati proprio dall’esplosione delle bombe con uranio impoverito, elemento inalato nella mia missione di pace nella ex Jugoslavia»
Vittima del dovere, combatte la sua “battaglia” personale, ogni giorno, contro la burocrazia e contro l’indifferenza di alcune istituzioni per le quali invece si è sempre prodigato con professionalità e onestà. La sua vita, nonostante il precario stato di salute, ha un senso: l’impegno per aiutare colleghi o famiglie e orfani di militari incappati nello stesso destino. Il suo più efficace antidepressivo, poi, è il sogno che coltiva giorno per giorno: partecipare alle Paralimpiadi del prossimo anno in Brasile e vincere la medaglia d’oro per dar voce agli altri suoi colleghi “vittime del dovere”.
Carlo Calcagni, 47 anni, Colonnello del Ruolo d’Onore e pilota di elicottero dell’Esercito, salentino di Guagnano, ha raccontato la sua storia agli studenti dell’istituto comprensivo “Prudenzano”.
«Il mio corpo è diventato una discarica di metalli pesanti generati proprio dall’esplosione delle bombe con uranio impoverito che i “nostri” alleati americani hanno utilizzato per bombardare la ex Jugoslavia appena prima del nostro intervento nei Balcani come Forza Multinazionale di pace» le sue parole.
Una testimonianza sconvolgente.
«Ero l’unico pilota di elicotteri del contingente italiano: a me era affidato il compito di intervenire per soccorrere i feriti» racconta il col. Calcagni. «Atterrando o decollando, ho inalato le polveri sottili di metalli pesanti derivati dall’esplosione di munizioni con uranio impoverito. Tutti sapevano, tranne noi militari italiani, dell’uso dei munizionamenti del contingente americano. Nessuno ci ha avvisato e, quindi, non disponevano dell’equipaggiamento necessario per evitare le inalazioni. Munizionamento che, nell’esplosione, genera un letale aerosol, che, attraverso le vie respiratorie, inizia una terribile invasione dell’organismo umano, raggiungendo, con il sangue, tutti gli organi, danneggiandoli e provando gravissime malattie. Il nostro corpo è soltanto apparentemente integro».
Nel 2002 si sono iniziati a manifestare i primi problemi di salute. Nonostante l’evidenza, le istituzioni hanno negato a lungo la correlazione fra la sua partecipazione alla missione nella ex Jugoslavia e la contaminazione da nano-particelle con uranio impoverito. E’ stato costretto a curarsi al Breakspear Hospital di Londra, poiché nessuna struttura sanitaria italiana era preparata a farlo. Attraverso delle biopsie midollari, è emersa la massiccia contaminazione del suo organismo di metalli pesanti (fra questi acciaio, piombo, tungsteno, mercurio, alluminio, nichel, cadmio), che hanno colpito il midollo osseo, l’ipofisi, la tiroide, nonché impediscono l’ossigenazione naturale dei tessuti.