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06/11/2009 19:02:54 - Manduria - Attualità

L’impianto si trova in condizioni tali da costituire un pericolo per l’ambiente

 
Il 4 novembre gli agenti del Commissariato di Manduria, in collaborazione con la Polizia Provinciale di Taranto Sezione Ambiente e con personale dell’ARPA di Bari e di Taranto, hanno posto sotto sequestro una discarica in località “Li Cicci”, in agro del comune messapico.
La discarica si estende su una vasta area di circa sei ettari, lungo il versante nord della città, posta all’interno della strada che porta a San Cosimo.
Il sito, in stato di evidente abbandono, è da anni in fase di post-gestione in quanto ha esaurito le volumetrie utili allo smaltimento. La discarica era utilizzata infatti per raccogliere i rifiuti solidi urbani dei comuni limitrofi ed era stata data in gestione a una società, che però ha diviso le attività societarie creando altre società satelliti, al fine di creare le c.d. scatole cinesi. L’azienda alla quale era stata affidata la gestione è stata poi liquidata e ceduta ad un soggetto, A. L. di 71 anni, residente in provincia di Bari, che è allo stato irreperibile.
L’ultimo sopralluogo effettuato durante le operazioni di sequestro ha permesso di accertare che la discarica si trova in condizioni tali da costituire pericolo per l’ambiente, a causa della fuoriscita nel terreno di percolato. Ciò è anche causato dalla totale assenza di un servizio di custodia e di vigilanza. All’area si accede facilmente, come è dimostrato dagli atti di vandalismo compiuti nel corso degli ultimi tempi. Gli agenti hanno anche accertato l’assenza di impianti e di strutture idonei a mantenere sicuro il sito dal quale esalano cattivi odori. I primi riscontri cartacei ricercati presso la sede comunale hanno evidenziato anche l’assenza di un piano di gestione post-operativa e dei necessari controlli da parte dell’Ente Locale.
Il sequestro è stato operato in quanto sono emersi gravi elementi da far ritenere configurabili le violazioni previste dagli articoli 208 e 256 commi 1 e 4 del Decreto Legislativo 152/2006 e 36/2003.
A carico del soggetto responsabile è stato ipotizzato anche il reato di cui all’articolo 242 del D.Lgs. 152/06 per aver omesso di verificare lo stato di abbandono del sito.










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