Questi manufatti, dall’abate Lugano ritenuti addirittura spoglie classiche, sono da ricondurre verosimilmente alla fabbrica del sec. XVI
La chiesa Matrice di Manduria, ultimata nel 1532 e probabilmente edificata sul sito in cui sorgeva una cappella più antica, pone una serie di problematiche che vanno ancora risolte.
Gli studiosi che se ne sono finora occupati, e che hanno inquadrato la fabbrica in un contesto che supera i confini regionali, sono stati essenzialmente G. Jacovelli e C. Gelao, in studi vecchi e nuovi. Nell’ambito della loro riflessione sulla chiesa manduriana, che è un esempio di edificio cinquecentesco modellato sulla base di suggestioni della coeva architettura veneto-dalmata, gli studiosi si sono soffermati anche sul corredo plastico. Di quest’ultimo fanno parte i due leoni in pietra calcarea che adornano il portale.
Le due sculture, in discreto stato di conservazione, sono state variamente datate: G. Jacovelli, in accordo con l’opinione comune, le ritiene di età medievale e le collega alla presunta cappella sostituita dalla chiesa attuale. C. Gelao, invece, le data ad età rinascimentale, riconducendole alla versione definitiva della matrice.
Noi stessi ci siamo occupati dei leoni in un vecchio studio, datandoli al sec. XIV sulla base di confronti stilistici, escludendo recisamente che le due sculture potessero risalire ad età normanna (sec.XI-XII).
Torniamo ora sulla questione, presentando nuovi elementi che ci paiono utili ai fini di una corretta impostazione del problema. Come spesso accade per manufatti consimili, mancano per le sculture della Matrice i documenti: le pochissime carte di età medievale tacciono ed anche uno spoglio degli atti notarili del sec. XVI (effettuato di recente da M. Fistetto e M. Alfonzetti) non ha dato risultati soddisfacenti.
Rimane aperta la via del confronto stilistico. In questo senso, ribadiamo che i leoni non possono essere riferiti all’ipotetica chiesetta edificata intorno al 1090 (anno della fondazione di Casalnuovo ad opera dei Normanni). I prodotti di XI-XII sec., infatti, presentano un modellato rude ed essenziale, che non si riscontra affatto nelle sculture manduriane, ben “tornite” e anatomicamente dettagliate. D’altro canto, la datazione al sec. XIV da noi suggerita, sempre sulla base di confronti formali, non ci pare più accettabile, in considerazione dei nuovi elementi prodotti, che confermano di fatto la proposta di C. Gelao.
I nuovi termini di confronto per i due manufatti si rinvengono nell’area salentina. Nella chiesa di San Sebastiano a Galatone (LE), inseriti in un portale di gusto rinascimentale, si notano due leoni in pietra calcarea molto simili a quelli manduriani. Gli aspetti strutturali e decorativi paiono quasi sovrapponibili..
Gli animali hanno la criniera scompartita in lunghe ciocche, che coprono completamente l’addome prominente. Il tronco e le zampe posteriori sono condotte a Galatone e a Manduria in modo molto simile: la cosa ci autorizza ad ipotizzare, piuttosto che l’intervento di uno stesso maestro, il riferimento ad un identico modello, afferente ad un’iconografia cinquecentesca, come fondatamente congetturato dallo studioso A. Franco. Il secondo termine di confronto che qui proponiamo si trova a Manduria, proprio all’interno della chiesa matrice. Il fonte battesimale, datato al 1534 e verosimilmente opera dello scultore Raimondo da Francavilla (che fu anche l’autore del portale) è corredato, tra le altre cose, di alcune sculture “in miniatura”. Si tratta di quattro leoni, collocati all’estremità del basamento della vasca, caratterizzati da addome prominente e criniera scompartita con cura.
Queste sculture, di cui emerge solo la parte addominale, ci paiono una versione “miniaturistica” dei leoni del portale manduriano, che quindi si potrebbero datare anch’essi agli anni ’30 del sec. XVI, escludendo ogni ipotesi di un recupero di manufatti medievali. Ricordiamo che l’inserimento delle due sculture all’interno del portale rinascimentale è stato spiegato dagli studiosi con la permanenza di stilemi di gusto romanico all’interno di un’architettura ibrida, che mescola motivi vecchi e nuovi con risultati soddisfacenti.
In conclusione, ci pare da superare la congettura secondo cui i leoni della chiesa matrice, fieri guardiani del tempio principale della città, possano provenire da una chiesa più antica. Questi manufatti, dall’abate Lugano ritenuti addirittura spoglie classiche, sono da ricondurre verosimilmente alla fabbrica del sec. XVI.
Nicola Morrone