mercoledì 30 ottobre 2024


10/12/2009 06:20:46 - Manduria - Attualità

Albero o presepe: questo è il problema!

Le squadre si fronteggiano con accanimento, il nonno ripara la pecora rotta e sostituisce una tegola, mente dall’altra parte il piccolo Matteo srotola metri di nastro colorato in tinta con le palline, ma Barbara dribbla il colpo e si dirige imperterrita verso la porta con la neve compressa in barattolo da
spolverare sulle casette. Mamma Rossi conquista la posizione con un puntale gigantesco, contrastando l’azione dell’avversaria  mamma Bianchi, improvvisata ostetrica, che costringe la Madonna ad un parto prematuro tramortita dalla asfissianti richieste dei nipotini, pur di garantire loro il primato di un bambinello nato per primo. Calcio di rigore, signori, per i Bianchi, il motorino che fa scrosciare l’acqua è in panne. Ed è goal!
Non basta! Clamoroso pareggio, ma..... Rieccoci, rewind e cominciamo da capo.
Ci risiamo, torna il derby tutto natalizio che si disputa in molte famiglie ogni anno all’inizio delle feste, che vede contrapposti gli amanti del presepe, quelli che, tanto per intenderci pensano anche a ferragosto a come allargare la famiglia del proprio presepe ponendosi perfettamente in linea con i tempi che corrono, agli indefessi scalatori dell’albero che, per una strana magia, continua a crescere ogni anno nonostante sia un vero finto abete, infiocchettato, bardato, rigorosamente in armonia con il resto della casa, a metà strada tra quello di Michelle Obama, pubblicizzato in tv che da un tono chic, meno anonimo al tutto, e quello più rigoroso del Vaticano, che ci solleva dai sensi di colpa per aver sfrattato da casa, il già povero Gesù Bambino con tanto di famiglia al seguito, anch’essa eliminata dal sondaggio  domestico attivato in famiglia, con connessa immediata eliminazione, e divenuta isolana in qualche soffitta con la scusa che non vale la pena fare un presepe con limitate comparse.
«Ma l’anno prossimo vedrete» assicurano questi ultimi - decisi a scalare la vetta del loro albero con un puntale, più puntale che mai. Questo match, che si rinnova dalla notte dei tempi, si conclude sistematicamente in pareggio tanto da rendere inutile qualsiasi previsione per l’anno successivo e da solo basta a tenere viva l’attesa per i prossimi 300 e passa giorni, accorciati mese dopo mese, dalle
leggi del mercato che anticipano gli spot sul Natale al motto di business is business.
E come la mettiamo con gli indecisi che pervasi dal timore di fare un torto a qualcuno, optano per le due variabili onde scongiurare una qualche ritorsione della fede che ci riserverebbe lo stesso destino del gieffino di turno? In tal caso meglio non sbagliare: un riparo sotto l’albero in sughero, corredato di staccionata realizzata con gli stecchini dei gelati, con tanto di improbabile mazzetto di pomodori a pendolo posto in fondo alla mangiatoia tra la Madonna e San Giuseppe, risolve il problema e ci mette al riparo da qualsiasi ascendente negativo frutto della superstizione, e poi.... la saggezza popolare insegna, che un posto a tavola non si nega a nessuno, nemmeno al nascituro Divino!
Ma quanto conoscono i contendenti  di questo articolo dei simboli del Natale, al vertice della Top Ten dei più gettonati di tutto il mondo? Molto poco, l’importante è che assolvano alla loro funzione di catalizzatori di buona sorte da usare come amuleto contro chi ci vuol male.
L’indiscussa origine cristiana e biblica del presepe, mal si concilia con l’esorcismo casalingo per il suo intrinseco significato morale, che da un lato è stato la fonte d’ispirazione artistica per eccellenza di geni incompresi di ogni tempo, almeno quanto è divenuto ai nostri giorni bersaglio delle eccentriche e talvolta dissacranti reinvenzioni di stampo partenopeo.
Più ampio il ventaglio di storie legate all'albero di Natale, che vere, false o presunte che siano, ci concedono il gusto di una qualche trasgressione intellettuale senza paura di cadere nel blasfemo. Molteplici le interpretazioni che confondono il sacro con il profano, e che lo vogliono come riproduzione in legno per famiglie delle faraoniche piramidi con tanto di rito propiziatorio incluso nel pacchetto azionario, successivamente importato in Europa da un viaggiatore, forse desideroso di portare con sé una parte del caldo sole d’Egitto nel solstizio d’inverno, o come ex voto ottenuto con il favore degli dei, visto il significato attribuitogli in quel paese.
Più ortodossa la versione che vorrebbe attribuire a Martin Lutero l’invenzione dell’albero con le candeline, progenitore di quelli attuali, anche se non mancano tracce sconfinanti altrove, decisamente romanzate, nate intorno alla figura di un marito, che, attirato dallo splendore dei raggi delle stelle che incastonavano i rami di un abete, avrebbe tagliato quell'albero per riprodurre la scena
vissuta davanti alla moglie corredandolo con le candeline per necessità di verosimiglianza o forse per addolcire, diciamo noi, l’allungarsi di una qualche escrescenza frontale che la povera donna esibiva ed ignara di avere.
La lista dei disposti ad avanzare pretese sulla paternità storica del simbolo natalizio in oggetto, tutti egualmente provvisti di apposito test del DNA, è lunga e abbraccia ogni dove e ambito, da San Bonifacio, ai Druidi, da Adamo ad Eva, tanto per non rinnegare la minima presenza fideistica anche nel profano, rimproverando alla poveretta oltre, che il traviamento del suo compagno pronto a cedere ai sensi, anche la sua assidua presenza sulla lingua di quanti, in preda ad una crisi d’astinenza ormonale, la invocano costantemente e non per le sue virtù. Insomma il carnet dei pretendenti è vasto, e quali che siano le vere origini dell’albero resta la consapevolezza che il più piccolo degli
alberi di una sperduta famiglia di questo mondo, è la riduzione su scala di un’immensa foresta splendente a cielo aperto, sfondo da favola per l’universo intero capace di abbattere barriere e vincoli istituzionali. E per quanto le danze siano appena cominciate, già si pregusta la tristezza che si impossesserà di tutti noi, quando la rimozione dell’ultima lampadina di casa o della nostra città avrà riportato le tenebre e l’anonimato su questo mondo, negandogli, ancora una volta, l’illusione di una conclusione a sorpresa da happy end, che rende sempre tutti felici e contenti.

Mimmo Palummieri










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