mercoledì 30 ottobre 2024


27/12/2009 11:27:02 - Manduria - Attualità

Quando l’augurio diventa un problema!

Sicuramente non apparteniamo ad una casta sacerdotale, perché altrimenti non si spiegherebbe la crisi delle vocazioni, né tanto meno sappiamo interpretare il volo degli uccelli come facevano gli àuguri, precursori dei santoni di oggi.
Eppure non si sa come mai, e solo a Natale, diventiamo straordinari interpreti della buona sorte, seppur senza il conforto di una qualche nomination all’Oscar, con conseguente statuina in vero finto oro,  da accantonarsi  tra i cimeli di famiglia come miglior attori non protagonisti. Che fatica!
Sfoderiamo la nostra dialettica migliore posta a guardia dei nostri denti, parte inclusa di un sorriso smagliante, provata e riprovata, riveduta e corretta per un intero anno, declinata fino all’ennesima potenza in tutte le sfumature, dall’andante con brio, al moderato classico, dall’allegro moderato, all’allegro marziale ben moderato però, dal tono baritonale a quello da soprano, collezione extra large ed oversize di un repertorio super lusso da condividere con parenti prossimi e lontani, con vecchi e nuovi amici, per non parlare dagli ex, che ci costringono ad un rapido intervento sul programma da
eseguire, con vicini di casa più o meno sopportati in nome del buona convivenza, con colleghi di lavoro a cui assicurare oltre che la buona azione annuale dell’augurio con l’annesso bacio bis tra le due guance anche la reiterata tutt’altro che nuova frase di circostanza:  “Sia un anno migliore del vecchio”, mentre la stretta di mano somiglia più ad una dichiarazione di guerra per via della promozione sfumata e soffiata di soppiatto, che ad un gesto di rapida e rapidissima educazione dettata dal periodo delle festività, con conoscenti ricordati a mala pena e sui quali pesa la responsabilità del credito telefonico miseramente ridottosi.
E rieccoci al più teatrale mal comune mezzo gaudio che ci vede tutti protagonisti di un’unica soap opera, senza cachet, accuratamente senza colpi di scena che a Natale non devono rovinarci le feste, principio in nome e conto del quale passiamo su tutto, ma proprio su tutto prevenendo gli eventuali incidenti con la quantità industriale degli auguri low cost sparsi nell’etere via mail, mms, sms, magari per iscritto, ma già sarebbe chiedere troppo, non fosse altro per il fastidio di scegliere la cartolina adatta, il francobollo, per non parlare del fastidio di scrivere il nome del mittente e del destinatario, che barba !...., e accuratamente in casi eccezionali e sotto prescrizione medica di un qualche saggio di turno. - Il non si sa mai - vince ad interim.
Per vivere felici serve quindi self control, buona autostima, un rigoroso, assimilato e sperimentato metodo Stanislavskij  che ci consente di dare sfogo all’artista che è in noi sostenendo interpretazioni impeccabili, e tanta tanta, ma proprio tanta pazienza, se non altro fino a quando le feste saranno passate, snaturandole in tutto e per tutto dal più sacro valore intrinseco.
Il gioco è fatto: per strada, al supermercato, un volutamente fugace scambio sul portone della chiesa dopo una funzione, in qualche negozio in occasione degli acquisti, insomma in qualsiasi luogo in cui possa essere giustificato il più classico “sai se non ci vediamo tanti auguri per tutto, vado di fretta a Natale il tempo non basta mai”, evitando l’imbarazzante gioco di sguardi che afferma il contrario per una perfetta lectio mirabilis in stile ortodosso. Et voilà -direbbero i francesi- la pantomima è servita sul piatto di portata insieme al limone messo in bocca al salmone.
Fatta salva la buona volontà, il resto è noto e nel frattempo le feste se ne sono già andate portandosi dietro il fardello del “volemose bene per forza”. Eppure basterebbe poco, ma proprio poco, per rendersi conto che insieme al tempo che scorre, sfumano le opportunità di una concreta e sana vita di relazione dove le emozioni hanno motivo di esistere ancora, senza che l’aggiunta dell’aggettivo retrò voglia necessariamente catapultarci in dimensioni altre in cui i rapporti si costruivano sul poco, cementandosi giorno dopo giorno prima di diventare raro reperto archeologico di talk show e programmi alla ricerca dell’emozione ostentata al grido di “Dopo tanti anni ecc.ecc”, mentre il resto del pubblico, recuperata la lucidità si chiede: “Ma quelli se avessero voluto non si sarebbero potuti incontrare prima?”.
Noi di Manduria Oggi crediamo nel valore dell’autenticità, la stessa che ci spinge a formulare a tutti voi, che ci date la soddisfazione di aumentare continuamente, l’augurio sincero di un periodo di feste vissuto nella sobrietà interiore in cui si possano recuperare i valori di sempre, investendo con voi e per voi in uno scambio continuo di punti di vista che ci possano permettere di crescere ancora. Auguri amici di buona salute, condite con quel pizzico di moderata follia.
A presto.

Mimmo Palummieri










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