Il presepe del Fonte Pliniano all’insegna dell’originalità e della solidarietà: il ricavato devoluto alla missione di Padre Angelo in Africa
Anche in queste festività natalizie, il Parco Archeologico delle Mura Messapiche di Manduria, gestito dall’ Impresa Tarentini, ha rinnovato il suo appuntamento con la rappresentazione del presepe che, per il secondo anno consecutivo, ha avuto come scenario la grotta ipogea del Fonte Pliniano. Un luogo questo già molto suggestivo di per sé e che è stato ulteriormente arricchito di un’atmosfera magica, grazie al lavoro e all’impegno profusi dal gestore del Parco, Gregorio Tarentini, che è riuscito con le sue mani a creare un presepe pieno di fascino.
Già lo scorso anno, la stessa iniziativa aveva destato curiosità e ammirazione, e quest’anno il successo è stato ancora più grande, grazie all’aggiunta di alcuni dettagli che hanno reso il presepe davvero unico nel suo genere.
Nel riverbero di decine di lucette colorate, tra le note di tipici canti natalizi e attorniato da statue finemente dipinte a mano, il Fonte di Plinio è stato nuovamente protagonista, regalando ai suoi visitatori uno spettacolo mai visto prima: grazie all’utilizzo di alcune particolari pompe, l’acqua è stata fatta sgorgare dalla vasca con un gioco di effetti veramente spettacolare.
L’altra novità è stata la rappresentazione di alcune delle note leggende legate al Fonte. Come i manduriani e i tanti estimatori sicuramente sapranno, molte leggende sono appunto fiorite intorno ad esso e ne hanno alimentato il mito e la fama. Tra queste, la Gestione Tarentini ha deciso di rappresentare la leggenda della chioccia d’oro e dei dodici pulcini, preziosissimo bottino di guerra sottratto dagli antichi Messapi ai loro nemici giurati, i Tarantini, che, sepolto nei pressi del Fonte e guardato a vista da una cerva reale di marmo bianco (detta “cerva regia” o “cervarezza”), secondo la tradizione, non è mai stata ritrovata e sarebbe stata rinvenuta solo se una madre snaturata avesse avuto il coraggio di gettare il suo figlioletto appena nato all’interno del pozzo, o se lì vicino un bambino o una bambina di non più di cinque anni fossero stati sgozzati. L’altra leggenda di cui è stata riprodotta una miniatura all’interno del presepe è quella delle mandorle d’oro: si narra che i guerrieri messapici, reduci da scontri vittoriosi con i nemici, fossero soliti appendere ai rami dell’albero secolare, che sovrastava la grotta del Fonte, l’oro del bottino, dopo averlo fuso in forma di mandorle, in segno di trionfo o di ringraziamento per la vittoria riportata.
I visitatori si sono mostrati entusiasti e piacevolmente sorpresi dall’originale iniziativa e dall’affascinante atmosfera ricreata, tanto che più di 3500 persone hanno affollato “Lu Scegnu” nelle due settimane di festa, senza lesinare complimenti. A chi si è recato a vedere il presepe, con l’esclusione dei bambini più piccoli, è stato chiesto il contributo di 1 euro, in accordo con un’iniziativa di solidarietà fortemente voluta da Tarentini e dal parroco dei Servi di Maria, Padre Leonardo Dimaglie: i proventi (circa 1500 Euro) saranno infatti interamente devoluti a Padre Angelo, missionario in Africa, che da anni insieme ai suoi collaboratori si prodiga per aiutare i bambini dello Swaziland, una piccolissima e poverissima nazione situata tra il Sudafrica e il Mozambico, dove la mortalità infantile supera l’88%, soprattutto a causa dell’AIDS, vero flagello di questo Stato.
Ma l’Impresa Tarentini non è nuova a iniziative di questo genere: lo scorso anno, infatti, l’incasso del presepe è stato donato ai bambini dell’Eritrea e all’Associazione Down Messapica, segno questo della sensibilità e della dedizione con cui il Parco manduriano viene gestito da due anni. Un impegno costante e non facile che però, anche nel 2009 appena conclusosi, ha dato i suoi frutti: il bilancio annuale si è non a caso chiuso con un alto e lusinghiero numero di visitatori, circa 7500, provenienti da tutto il mondo, con un picco raggiunto nel mese di aprile e nel periodo estivo.
Per chiunque avesse bisogno di informazioni o volesse prenotare una visita guidata, il sito web del Parco è stato riaperto e rinnovato, ed è consultabile all’indirizzo www.parcoarcheologico-manduria.it.
Grazia Sammarco