mercoledì 30 ottobre 2024


20/01/2010 09:48:19 - Manduria - Attualità

Il coraggio di Winnie

Numeri da record non per decretare un primato da guinness, ma per censire i morti, per rubricare i nomi dei superstiti, per fare il punto della situazione sull’organizzazione dei soccorsi, per valutare lo spessore della solidarietà della comunità internazionale.

Haiti, il più povero dei paesi del Mar dei Caraibi, che fissa la proiezione dei sogni proibiti di tanti poeti e sognatori, vive ore di inferno dallo scorso 12 gennaio, giorno in cui questo povero Paese è stato colpito da un violento terremoto senza precedenti nella
storia di questo Paese e non solo. I circuiti mediatici internazionali, che tengono con il fiato sospeso le famiglie dei superstiti, dei Paesi in ansia per i propri connazionali, degli spettatori scioccati ed increduli dinnanzi alla violenza della natura che evidentemente si ribella all’uomo, ci tengono costantemente informati sulla portata di questo violento evento. E per quanto le televisioni diffondano numeri che raramente combacino gli uni con gli altri, resta la certezza che questo Paese viva momenti di angoscia che ci fanno sprofondare nel terrore e soprattutto nell’impotenza. Mentre ai cadaveri ammassati lungo le strade, divenuti loro malgrado feticcio di osservazione, tutt’uno con il resto del paese distrutto e devastato, preda di insetti e veicolo di ulteriori malattie per i soli rimasti in vita, viene negato quell’ultimo atto di pietà umana che si deve a chi fu, in una qualsiasi civiltà, che riconosce ai propri morti la dignità di una degna sepoltura.
E mentre si assiste inermi, magari da casa, mentre alla fine della giornata di lavoro siamo immersi comodamente nei nostri divani, dopo aver sollevato la nostra coscienza destinando qualche euro, seppur decisivo ed importante dal telefono fisso o mobile alle popolazioni colpite da questa immane tragedia, siamo costretti ad evidenziare anche in circostanze drammatiche come queste il primato, in fatto di soccorso, della nostra Italia, evidentemente e tristemente esperta nell’organizzazione degli aiuti, specie nel caso dell’Aquila. Come al solito gli Italiani, sempre in prima linea nel rispondere con coraggio e solerzia alle richieste di aiuto, si sommano ai volontari giunti ad Haiti da
tutte le parti del mondo, rimpinguando il numero di medici, volontari, soccorritori, braccio forte e concretamente visibile dello spirito di solidarietà di ogni nazione coinvolta, nonostante la politica dei soccorsi si scontri con un paese poveri di mezzi che appesantiscono il già precario intervento dei soccorritori che scavano con le mani, privi come sono dei ritrovati tecnologici, prerogativa dei paesi più fortemente industrializzati.
La corsa contro il tempo conta le sue vittime. Gli scontri civili paralizzano gli aiuti. La malavita locale, alimentata dalla fuga dalle carceri dei reclusi che speculano sulla pelle provata dei sopravvissuti, oppone la legge del più forte a quella degli aiuti internazionali che hanno mostrato la loro debolezza nei soccorsi.
Haiti, che da sempre costituisce terra di intervento di numerose organizzazioni umanitarie come Save the children e Medici senza Frontiere, sempre presenti nell’impegno di molti vip nostrani che hanno prestato il loro volto a favore di campagne di sensibilizzazione verso le adozioni a distanza, nonché per gli interventi di prevenzione sanitaria, grida aiuto e chiede al mondo di non lasciarla sola chiedendo ai vari paesi di allargare le braccia ai suoi bambini, orfani dei genitori ed esposti ai limiti di una società pronta ad ingoiare la loro ingenuità.
Noi di Manduria Oggi, che abbiamo in diverse occasioni elogiato l’operato di volontari e militari impegnati nelle missioni di pace ed in quelle umanitarie, continuiamo sulla linea intrapresa, affiancando i mezzi di comunicazione internazionale nel lanciare un appello a sostegno di queste popolazioni, figli come siamo di un’Italia messa in ginocchio a più riprese dal terremoto, parte integrante di una costituzione geomorfologica del suo territorio segnato da sismi di varia magnitudo, da destinare nelle forme individuate dagli organismi di solidarietà.
Ma la vita ha già compiuto il suo miracolo, segno del suo potere che nulla può rispetto alla morte, consegnando le immagini indimenticabili di una piccola grande donna di nome Winnie, la cui voglia di vivere è stata più forte della morte; e mentre il suo volto di bambina di 16 mesi, incredulo della portata della tragedia vissuta entrava nelle nostre case tra la commozione generale, l’immagine della vita che continua rendeva giustizia alla fatica dei soccorritori rinvigoriti nelle forze  e nell’animo rompendo quel paesaggio di terrore spettro di una vita spenta.
Grazie Winnie diventata simbolo di rinascita per il tuo paese e per ciascuno di noi spesso persi nel nostro egoismo.
 
Mimmo Palummieri










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