mercoledì 30 ottobre 2024


02/02/2010 14:36:18 - Manduria - Attualità

L’incontro inserito nell’ambito del laboratorio di Giornalismo della scuola manduriana

 
Un solido ponte con i bambini di Nassiriya a più di sei anni dalla strage di militari e civili italiani. Moris Carrisi, fratello di Alessandro, caporal maggiore di Trepuzzi, che perse la vita in quella strage, prosegue, senza soluzione di continuità, quella che era la finalità della missione “Antica Babilonia” in Iraq. E’ riuscito, insieme ai propri genitori e a tanti anonimi benefattori, a completare, rendere agibile e dotare di tutti i servizi e le suppellettili una scuola a Nassiriya. Scuola che poi è stata intitolata proprio ad Alessandro Carrisi (che vediamo nella foto). Ed ora, insieme all’Amministrazione del proprio comune, sta cercando di far arrivare in Italia alcuni bambini iracheni di quella scuola, per rendere possibile un gemellaggio con i coetanei di Trepuzzi.
L’importanza dei valori della solidarietà e della pace sono nitidamente emersi nel corso dell’incontro che Moris Carrisi ha avuto, l’altro ieri, con gli alunni delle quinte della scuola elementare “Michele Greco”, impegnati, da un mese, in un laboratorio di giornalismo. Guidati dai loro maestri (il referente è Antonio Libardi, coadiuvato dalle maestre Flora Anna Perrone, Anna Landi e Maria Concetta Marasco), gli alunni di Manduria hanno dapprima approfondito l’episodio della strage a Nassiriya, una delle ferite più gravi della storia recente italiana, e, quindi, hanno potuto ascoltare, dalla voce di Moris Carrisi, retroscena e particolari poco conosciuti di quell’episodio.
Rispondendo alle numerose domande degli alunni, Moris ha rimarcato come Alessandro fosse molto legato ai colori della bandiera italiana e orgoglioso di indossare la divisa dell’Esercito. Si è soffermato sugli ultimi contatti avuti dalla sua famiglia con suo fratello e sul dramma vissuto il giorno della strage.
«Mia sorella aveva appreso dalla radio che c’era stata una strage di italiani a Nassiryia» ha ricordato Moris Carrisi. «Abbiamo tentato di metterci in contatto con Alessandro, ma non ci siamo riusciti. Poi, da alcune domande evasive che ci furono poste, per telefono, da un ufficiale dell’Esercito, abbiamo iniziato ad intuire il dramma».
Carrisi ha inoltre raccontato le tante iniziative promosse per onorare la memoria del fratello ed ha espresso qualche perplessità sulle finalità delle missioni in quei Paesi martoriati da fanatismo e terrorismo.
«Chi arriva in quei Paesi portando delle armi, non va in nome della pace» ha dichiarato. «Se si vogliono aiutare queste popolazioni, si portino aiuti e si realizzino infrastrutture. Voi bambini siate orgogliosi e fieri di essere italiani e non dimenticate mai l’importanza della pace».
Nella galleria le foto dell’incontro.










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