martedì 26 novembre 2024


29/08/2021 08:32:08 - Manduria - Cultura

L’autore, Leonardo Lacaita, suddivide il libro in tre epoche storiche, Antica, Medioevale, Moderna e Contemporanea e articola il racconto della storia, dei fatti e di alcuni personaggi illustri di Manduria in una forma simpatica e tanto originale

E poi accade che cercando un'opera in biblioteca se ne resti piacevolmente intrappolati in un un'altra, e in un’altra ancora fino a quando lo sguardo cede ad un titolo intrigante nella sua semplicità, La Storia delle Storie di Manduria, un volume dall’aspetto vissuto e dall’indiscutibile fascino che sempre emanano i libri antichi dalle loro pagine color ambra. L’autore, Leonardo Lacaita, suddivide il libro in tre epoche storiche, Antica, Medioevale, Moderna e Contemporanea e articola il racconto della storia, dei fatti e di alcuni personaggi illustri di Manduria in una forma simpatica e tanto originale.

E’ Beniamino Lavittoria (alterego dell’autore?!?) a dare voce al racconto, dipanandolo in lunghe 'passeggiate didattiche' in compagnia della moglie Fortunata e dei loro sei figli. All’osservazione diretta di chiese, strade, monumenti e altre vestigia storiche, tutte minuziosamente descritte sotto l’aspetto storico-artistico, seguono interessanti conversazioni in famiglia, una volta rientrati a casa; alcune di queste sono sollecitate dai ragazzi stessi, altre sono proposte da Beniamino come informazioni suppletive all’argomento principale che ha ritenuto opportuno non interrompere durante la passeggiata. In questo modo, passo dopo passo, si attraversano secoli di storia locale, che vengono sapientemente incastonati nel contesto più ampio di quella nazionale, interagendo con quest’ultima in maniera semplice e gradevole.

In «un incantevole pomeriggio di aprile» la famiglia Lavittoria si incammina, per una passeggiata, verso la chiesa di S. Antonio. Da qui al Fonte Pliniano è un attimo, una volta scesi berne l'acqua che si riteneva miracolosa non ha prezzo. Risaliti dal fonte, i Lavittoria si dirigono verso i resti delle antiche mura, sostando presso la cripta di San Pietro Mandurino. Grande è l'interesse e la curiosità dei ragazzi, che pongono di continuo domande alle quali il genitore risponde solerte. Funzionali all'economia dell'opera, tali domande danno l’occasione di raccontare, con un linguaggio semplice ma sempre elegante, dello stemma cittadino, di Plinio il Vecchio, della fondazione della città, dei fossati attorno alle mura (a quei tempi coltivati a biada e fave), delle battaglie combattute sotto quelle mura, della morte di Archidamo accorso in aiuto di Taranto, della valorosa anche se vana resistenza all'assedio di Annibale e a quello dei Romani, delle quattro porte della città, dei sotterranei, di San Pietro Mandurino primo tempio cristiano della città,  delle persecuzioni cristiane da parte degli imperatori romani, delle invasioni barbariche, e di tanto altro ancora.

E’ questa la prima parte dell’opera, incentrata sulla storia antica di Manduria, che si conclude con la paterna speranza che i figli possano conservare nel proprio animo e infonderlo in quello altrui, vivo, l'orgoglio del passato glorioso della propria città, suggellato dall'interesse mostrato verso di essa dallo storico Tito Livio che, da solo, basta a render conto di quali onori sia degna Manduria.

La seconda parte coincide idealmente con la seconda passeggiata della famiglia. Beniamino narra le vicende storiche del Medioevo e così raccontando, dopo varie soste in altri siti, i Lavittoria giungono di fronte la chiesa collegiata; qui dalle domande che i sei ragazzini rivolgono al padre viene fuori la descrizione, apprezzabilissima, non solo dell’antica facciata esterna, ma anche quella dell’invidiato pulpito seicentesco all’interno, dell’abside dell’altare maggiore con le statue, del cappellone del SS. Sacramento e di quello di S. Gregorio Magno, della cappella sotterranea della Madonna di Loreto, dell’elegante battistero e tanto altro.

Nella successiva uscita Beniamino narra della successione feudale in Casalnuovo. A racconto simbolo di questa uscita si erge la descrizione dell’antico castello fatto costruire da Ruggero il Normanno, attorno al quale furono erette delle mura «munite di propugnacoli e di torri», aventi la forma di un poligono irregolare: dal castello esse proseguivano a sud verso il borgo Porticella, fino al convento di San Domenico; da qui, seguendo un percorso tortuoso, arrivavano fino alla via delle Carceri vecchie, affiancandosi, in un certo tratto, alle vecchie mura del fosso Ciracì, ricongiungendosi infine al tratto iniziale delle mura del castello stesso.

Si giunge quindi nell’Era Moderna e Contemporanea, con la narrazione degli avvenimenti riguardanti la città in tale periodo storico. Sembra di vederli i Lavittoria quando, usciti dalla Chiesa della Purificazione, giungono in vico Corcioli, dove si distingue, fra le altre, la casa Corcioli-Giannuzzi, detta il Ticurio, le cui stanze all’epoca erano adibite ad aule scolastiche.

E le passeggiate continuano…  In realtà non è importante quanti e quali posti la famiglia Lavittoria abbia visitato. La figura centrale dell’opera risulta essere alla fine proprio quella di Beniamino, padre accorto e lungimirante, che tutti vorremo fosse un genitore del XXI secolo, dotato del superpotere di coinvolgere i propri figli, anche utilizzando le conoscenze tecnologiche che sono loro proprie, nella conoscenza della storia della propria città, instillando nel loro animo l’orgoglio per un passato reso nobile e glorioso dal sacrificio dei propri padri.

Infine, è vero come dice l'autore quasi profeticamente che «la civiltà non fece in uguale tempo il medesimo cammino», ma fa piacere immaginare ognuno degli eredi Lavittoria che, adulto, abbia a sua volta percorso la città con la propria famiglia, memore di quei pomeriggi trascorsi in giro con i propri genitori e, anch’egli padre affettuoso e attento, abbia narrato ai propri figli le bellezze storiche e architettoniche della città, fino a giungere i loro discendenti ai nostri giorni, pronti a ripercorrere i luoghi simbolo della Manduria di oggi. A conclusione l’invito di Beniamino: «Ciò che non ho potuto dirvi durante le mie brevi conversazioni, spero che vogliate apprenderle in avvenire, leggendo i libri e i manoscritti conservati nella nostra Biblioteca». 

Potremmo essere tutti Beniamino. Siamo tutti come Beniamino!

Il libro La Storia delle Storie di Manduria di Leonardo Lacaita SI PUÒ CONSULTARE IN BIBLIOTECA.











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