La presenza dei cavalieri è attestata inequivocabilmente in un documento del 19 maggio 1309, nel quale il giudice Pietro Porcario di Aversa, a cui era stata affidata la gestione dei possedimenti templari in Terra d’Otranto, nominava dei procuratori per redigere l’inventario delle proprietà dell’Ordine nella nostra città
Mi sono spesso interrogato sulle ragioni della presenza di un’antica chiesa dedicata a San Giorgio fuori della cinta muraria di Casalnuovo.
L’edificio sacro, a differenza di altri ubicati extra moenia e citati dal sac. Leonardo Tarentini, che avevano per lo più la consistenza di piccole cappelle rurali, doveva pure avere dimensioni rilevanti, difficilmente spiegabili data la sua collocazione esterna all’abitato.1
A ciò occorre aggiungere che anticamente, anche all’interno delle mura di quel piccolo agglomerato urbano (qual era all’epoca la nostra Casalnuovo-Manduria) non vi erano luoghi di culto particolarmente ampi, in quanto l’unico edificio sacro di una certa grandezza era, in epoca medievale e fino a tutto il XVI secolo, la sola chiesa matrice intitolata alla S.ma Trinità.
Tali considerazioni, quindi, denotano il carattere insolito e la singolarità di questa presenza architettonica.
L’edificio attualmente non esiste più, perchè -come riporta il Tarentini che attingeva ad alcune fonti locali- fu ceduto dall’Università casalnovetana ai frati domenicani, i quali lo demolirono per far posto alla costruzione del nuovo convento e della chiesa intitolata alla Madonna del Rosario.2 Il complesso monumentale realizzato dai domenicani è quello che oggi si erge su piazza Marianna Giannuzzi, dove si stagliano ancora i prospetti della bella chiesa e del convento adibito, dopo la soppressione di epoca napoleonica, a ospedale civico. Invece nella vasta area che un tempo aveva costituito il giardino dei religiosi è sorto, nella seconda metà del secolo scorso, il nuovo ospedale, costruito a fianco al vecchio.
Ancora oggi alcuni probabili resti dell’antica chiesa sembrano emergere da uno dei pilastri delle navate della nuova, dove, a seguito di saggi eseguiti nella muratura, sono stati rinvenuti il basamento e i capitelli di colonne polistili, racchiusi al suo interno.
Tutto, quindi, sembra confermare l’importanza dell’antico edificio e rende oltremodo difficile la risposta al quesito iniziale.
Ma, di recente, la lettura di alcune notizie storiche pubblicate, riguardanti l’insediamento in zona dei Cavalieri Templari, mi ha dato lo spunto per formulare, sull’argomento, delle ipotesi che ora intendo esporre ed approfondire.
I dati da cui partire per una possibile risposta alla domanda, a mio avviso, sono i seguenti.
Primo dato: tutti gli studiosi della materia, pur attribuendo a Casalnuovo (Manduria) una fondazione templare sono però concordi nell’affermare che di essa non si conosce né il titolo, né l’ubicazione.
In effetti, la presenza dei cavalieri è attestata inequivocabilmente in un documento del 19 maggio 1309, nel quale il giudice Pietro Porcario di Aversa, a cui era stata affidata la gestione dei possedimenti templari in Terra d’Otranto, nominava dei procuratori per redigere l’inventario delle proprietà dell’Ordine nella nostra città. Mentre, studi locali sulla successione feudale nel XIII secolo, annoverano i cavalieri templari di Brindisi tra i feudatari di Casalnuovo nel 1270. 3Tuttavia, come già anticipato, si ignora la sede ed il titolo della domus templare di Manduria.4
Secondo dato: i cavalieri del Tempio, sin dall’origine, ebbero una speciale devozione per San Giorgio Martire di cui valorizzarono la figura di santo guerriero, uccisore del drago, simboleggiante l’impegno dell’Ordine nella lotta contro l’Islam. Successivamente, con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199), il santo fu assunto come protettore di tutte le armate crociate.
Terzo dato: in Puglia, sotto il titolo di San Giorgio, erano già sorte le domus templari di Brindisi, esistente -secondo padre Primaldo Coco- già nel 1169, e di Gravina, entrambe dipendenti da Barletta, sede del maestro provinciale del Regno di Sicilia. Anche nel resto d’Italia molte case dell’Ordine erano intitolate al santo.
Quarto dato: secondo la maggior parte degli studiosi, dal punto di vista topografico, una caratteristica generale degli insediamenti urbani dei Templari in Italia era l’ubicazione al di fuori della cinta muraria.
Quinto ed ultimo: accadeva spesso che gli insediamenti dei frati cavalieri e dei Domenicani, entrambi ferventi oppositori degli eretici, coincidessero perché vi era stato il subentro dei secondi ai primi nel possesso. Ciò é quanto, per esempio, sarebbe avvenuto per la sede dell’Aventino a Roma.
Sembra infatti che l’attribuzione ai due ordini mendicanti, titolari dell’ufficio della Fede, delle funzioni di inquisitori haereticae pravitatis per l’affare dei Templari, comportasse che fossero spesso i Domenicani o i Francescani chiamati a istruire i processi canonici, a succedere nel possesso dei beni dell’Ordine cavalleresco per evitare indebite appropriazioni di terzi.
Orbene, dall’incrocio di tutti questi dati, a mio modesto parere, è possibile far derivare la supposizione che proprio l’antica chiesa di San Giorgio extra moenia sia stata il fulcro dei possedimenti dei cavalieri del Tempio a Manduria.
A tale convincimento conducono, credo, diversi elementi, quali l’intitolazione dell’edificio sacro, la sua ubicazione extraurbana, le sue dimensioni considerevoli (sullo stesso luogo, infatti, è sorta la nuova chiesa che è tra le più grandi e maestose di Manduria) e il subentro dei Frati predicatori nel possesso della struttura, frutto di una cessione gratuita da parte della municipalità cittadina (l’Università), il cui precedente patronato della chiesa (con i terreni adiacenti, che poi hanno costituito la sede del convento domenicano e del giardino) potrebbe aver avuto carattere precario, giusto per impedire, dopo la soppressione dell’ordine cavalleresco, che si creasse un vuoto nel possesso dei beni ed evitare usurpazioni da parte dei privati.
Del resto la circostanza dell’assegnazione delle soppresse case templari a uno dei due ordini mendicanti impegnati nell’inquisizione, è documentata per la vicina Lecce, dove la chiesa di Santa Maria del Tempio, già attribuita ai cavalieri di Malta, fu poi assegnata ai Francescani.
L’ipotesi, ove fosse confermata da ricerche più accurate, porterebbe anche ad attribuire maggiore rilevanza alla supposta chiesa templare di Manduria perché, come sottolineano vari studi in materia, in Italia fu piuttosto rara l’attività edilizia sacra dei monaci cavalieri, i quali, molto spesso, preferirono utilizzare per il loro insediamento preesistenti luoghi di culto, anziché erigere nuovi edifici religiosi di una certa consistenza ed importanza.5
Giuseppe Pio Capogrosso
- Tarentini sac. Leonardo, Manduria sacra, ed. B.D’Errico, Manduria, 1899.A pag.19 l’autore, che cita il noto manoscritto del domenicano Padre Domenico Saracino, riferisce. “La quarta finalmente che appella Chiesa sorgeva ove é ora l’ex convento dei PP. Domenicani. Egli dice «che l'Università la cedè ai citati Padri benignamente, come appare dalla bolla che si conserva; quivi si edificò il Convento sotto il titolo del SS. Roisario»”.
- Tarentini sac. Leonardo, op. cit.
- Brunetti Pietro, Manduria tra storia e leggenda, Barbieri Selvaggi editore, 2007, pagg.174, 213.
- Bianca Capone, Loredana Imperio, Enzo Valentini, Guida all'Italia dei Templari: gli insediamenti templari in Italia, pag.258, Edizioni Mediterranee, Roma 1989.
- Cathopedia, l'enciclopedia cattolica, v. voce Templari in Italia
- Nelle immagini: Cavaliere templare; Chiesa del S.Rosario di Manduria: particolari delle colonne polistili oggi inglobate nei pilastri e l’antica acquasantiera in pietra proveniente, presumibilmente, dalla Chiesa di San Giorgio.